A Cannes un verdetto di serie A
e la scommessa sui nuovi autori

Martedì 30 Maggio 2017 di Gloria Satta
Una scena del film "The Square", premiato con la Palma d'oro
L'ANALISI. Non c'è stato il capolavoro, ma nemmeno la bufala. Sviste, poche: a parte L'Atelier di Cantet, applaudito al Certain Regard, e forse L'intrusa diretto da Di Costanzo (alla Quinzaine), nessun film delle sezioni collaterali avrebbe meritato il concorso. Scandali, zero: un tempo erano il pepe della Croisette, oggi il sesso omo di 120 battements par minute non turba nessuno, per fortuna, e nemmeno le inquadrature ginecologiche di L'amant double finiscono nei titoli. L'unica polemica ha riguardato Netflix che, portando due film in concorso (Okja e The Meyorowitz Stories), ha rappresentato un punto di non ritorno per Cannes e per il cinema stesso: facendo salva la doverosa difesa delle sale, gli schermi sono destinati a moltiplicarsi e benvenuti i nuovi player che investono, altro che fischi al logo. Il 70mo Festival è apparso senza picchi e senza infamia. E' stata insomma un'edizione media, riscattata dal verdetto di serie A emesso dalla Giuria guidata da Pedro Almodovar e di cui faceva parte anche il premio Oscar Paolo Sorrentino: la Palma d'oro andata al film svedese The Square di Ostlund, satira grottesca del mondo dell'arte, della società mediatizzata e del politicamente corretto, ha impresso una salutare sferzata alla consuetudine dei festival in cui troppo spesso vige l'infausta equazione film premiabile uguale film ultra-tragico o noioso, meglio ancora se astruso e fatto per mettere in fuga il pobblico. 
MAESTRI.Sono scesi in campo i maestri con esiti contrastanti: Haneke con Happy End, denuncia dell'insensibilità della borghesia (ancora!) ha deluso e addio terza Palma, invece fuori concorso ha entusiasmato l'83enne Polanski con il sulfureo Tratto da una storia vera. Todd Haynes (Wonderstruck) ha esagerato con la forma realizzando il classico film da festival, mentre l'ucraino Zvyagintsev ha firmato con Loveless il suo capolavoro. Tanto che lo stesso Sorrentino, sia pure rispettando l'impegno alla riservatezza sui retroscena del palmarès, si è lasciato scappare un giudizio appassionato: «E' un film davvero potente che mi è rimasto dentro, l'immagine finale mi ha commosso». Ma Cannes scommette anche sui nuovi talenti e grazie a questa politica di scouting in passato sono emersi autori come, per citarne solo qualcuno, Campion, Tarantino, Soderbergh, Von Trier, Tanovic, Winding Refn, Mendoza, lo stesso Moretti. Quest'anno il direttore Thierry Frémaux ha puntato su Ostlund e ha fatto centro, ma i fratelli Benny e Josh Safdie, registi del noir Good Time, hanno ancora molta strada da fare, devono mettere a punto le sceneggiature prima di sentirsi definire i nuovi Tarantino. Il cinema dell'Estremo Oriente ha fatto una figura dignitosa con Hikari della giapponese Naomi Kawase e Le jours d'après del coreano Hong Sang-soo.
DONNE. E nell'era delle battaglie per l'uguaglianza di genere, due delle tre registe in concorso, Sofia Coppola e Lynne Ramsay, sono state premiate. Ma tra appelli, proclami e dibattiti il rischio quote rosa incombe: Frémaux, che nel 2012 affrontò a viso aperto le accuse di sessismo da parte delle femministe per non aver messo nemmeno una donna in gara, dovrà continuare a scegliere i film più meritevoli a prescindere dal sesso di chi li ha diretti. 
ITALIA. due attori incoronati, Diane Kruger per In the Fade e Joaquim Phoenix per You were never really there, sono apparsi migliori dei rispettivi film. E l'Italia? Non era in concorso, e grazie al cielo nessuno ha gridato al complotto, ma si è distinta con sei titoli spalmati nelle altre sezioni. Il premio a Jasmine Trinca per Fortunata rende giustizia al cinema generoso e autenticamente popolare di Castellitto, l'European Label vinto da A Ciambra segnala Carpignano, un regista emergente destinato a regalare altre sorprese. Si chiude il sipario mentre Pirati dei Caraibi incassa 280 milioni di dollari in un week end. Benvenuti i film-giocattolo che portano il pubblico nelle sale. Ma lunga vita a Cannes che, tra top e flop, ancora ha la voglia e la forza di difendere il cinema d'autore. 
Gloria Satta 
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Ultimo aggiornamento: 09:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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