Alessandra Graziottin
PASSIONI E SOLITUDINI di
Alessandra Graziottin

Minori abusati: quello choc che uccide il futuro

Lunedì 9 Maggio 2016 di Alessandra Graziottin
Quanti di noi hanno il coraggio di mettersi nella pelle di una bambina abusata, violentata, usata come un oggetto e poi buttata dalla finestra di un ottavo piano come uno straccio che non serve più? Se ognuno di noi si mettesse nei panni di quelle migliaia di bambine e bambini usati come giocattoli da adulti perversi e crudeli, la pedofilia e il sadismo che l’accompagna non avrebbero raggiunto queste dimensioni epidemiche di cui la tragedia della piccola Fortuna è solo l’evento più drammatico.

Sgomenta la rete di omertà che ha reso necessari due anni di prudentissime indagini per arrivare alla verità. Sgomenta sapere che l’uomo che l’ha violentata e uccisa era già noto alle Forze dell’Ordine anche per molestie. Sgomenta sapere che altre bambine piccolissime, figlie della compagna dell’uomo, sono state violentate, pare con la connivenza di lei. Sgomenta sapere che c’è un altro bambino di tre anni, Antonio, morto in circostanze oscure, caduto anche lui da una finestra.

È pericoloso lavarsi la coscienza, e allontanare il problema, parlando di ambienti degradati. La pedofilia è trasversale, e cresce tra connivenze e complicità in tutti gli strati sociali, anche se forse non raggiunge l’estremo dell’assassinio fisico. Tuttavia altri assassinii, meno visibili ma altrettanto tragici, sono compiuti dai pedofili: viene uccisa nel bambino l’innocenza, il diritto a un affetto limpido, a un abbraccio confortante, a una tenerezza luminosa che gli scaldi il corpo e il cuore, a un amore protettivo che gli dia fiducia in sé e nella vita. Viene uccisa la possibilità di vivere l’infanzia nella dimensione di giochi e di affetti adeguati all’età, che facciano crescere i molti talenti dei bambini. Viene uccisa la possibilità di fidarsi degli adulti, e perfino della madre, quando lei diventa complice dell’abuso, quando non protegge la bambina, o il piccolo, sottraendolo a queste grinfie mortali, o peggio, quando vende il corpo dei figli ad adulti cinici e perversi. L’omertà delle madri, o addirittura la loro aperta connivenza con il violentatore, padre, convivente o altro che sia, emerge purtroppo con desolante frequenza anche nei colloqui clinici con donne ormai adulte. Viene uccisa la possibilità di un amore adulto che sia capace di intimità vera, di rispetto, di attenzione, di tenerezza: se la prima e unica esperienza infantile è di abuso, quello sarà con alta probabilità il modello di riferimento interiore per le relazioni future.

Coloro che sanno e tacciono, come possono vivere senza sentirsi rivoltare dalla vergogna? Conniventi e complici di un abuso che si perpetua e si ramifica, con l’infettività di un virus morale che non conosce anticorpi. Chi di noi ha avuto genitori amorevoli e rispettosi intuisce il baratro di disperazione e di amputazioni subito da questi piccoli, derubati del presente e del futuro, segnati per sempre nel corpo e nell’anima, “oggetti” degradati ai propri stessi occhi prima ancora che agli occhi degli altri. Guariranno? No. Purtroppo molte di queste amputazioni sono irreversibili. Una psicoterapia molto ben fatta può aiutare a convivere con quello che è successo senza farsene dilaniare, ma amputazioni e ferite lasciano segni indelebili.

È possibile prevenire queste tragedie? Sì, rispettando l’infanzia e il diritto all’innocenza; mantenendo un rigore etico impeccabile nei nostri comportamenti con i bambini; non stimolando la seduttività di bambine e bambini in modo inappropriato, dal vestiario agli atteggiamenti; non usando strumentalmente i bambini come sensuali oggetti di desiderio nella pubblicità; imparando a usare le antenne del cuore per non diventare complici o conniventi dell’abuso; evitando convivenze inappropriate, per esempio con il nuovo compagno della madre dopo la separazione, finché non si sia certissime sulla qualità dell’uomo che vivrà in casa a contatto con una bambina o una figlia adolescente.

È tempo di ripensare ai fondamentali della vita: i bambini non si toccano, nemmeno con il pensiero.

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