Alessandra Graziottin
PASSIONI E SOLITUDINI di
Alessandra Graziottin

Futuro promettente? Bisogna studiare e scegliere Erasmus

Lunedì 1 Febbraio 2016 di Alessandra Graziottin
Finalmente una buon notizia sui nostri ragazzi: ben il 51% dei giovani laureati italiani che fa l’Erasmus+, trova un’offerta di lavoro nell’azienda in cui fa il tirocinio, contro il 30% dei laureati del Nord Europa. Una differenza da tre stelle alla cultura e al talento! Il nuovo Erasmus+ è la logica e brillante continuazione dell’Erasmus classico, nato per agevolare esperienze di studio all’estero durante gli anni dell’università. Un’opportunità che i nostri giovani migliori stanno prendendo al volo. Sono più di 70mila ogni anno, un esodo di cervelli, di entusiasmo, di talenti, di preparazione competitiva. Numericamente secondo solo alla Turchia. Perché gli italiani sono assunti di più? L’Italia ha licei mediamente migliori rispetto al resto dell’Europa, con maggiore capacità di integrare materie umanistiche (“humanities”) e scientifiche. I ragazzi italiani appaiono mediamente più colti, anche grazie alle famiglie. Sono emotivamente più solidi. Quelli svegli e ben seguiti, anche in casa (quanto conta l’ambiente affettivo e la serenità che riesce a dare!) studiano di più e coltivano sogni più grandi. E perché siamo secondi solo alla Turchia? Perché le opportunità concrete di lavoro qualitativo che offriamo sono altrettanto minime. E allora è meglio volare via, cittadini del mondo.
Che cosa resta uguale al passato? Innanzitutto, il senso di responsabilità verso la propria vita. Chi si sente al timone del proprio destino non lo butta via. Anzi lo dirige con accortezza e duttilità, e non lo abbandona mai né all’alcol né alle droghe. Secondo, la qualità dell’amore vissuto in famiglia, la forza delle radici. Stiamo certamente parlando di élites affettive e cognitive, ma di sicuro un grande fattore di realizzazione nella vita sta nella qualità della famiglia e della capacità dei genitori (o dei nonni!) di essere autorevoli, oltre che affettuosi. Tutte le ragazze in gamba che conosco, e che stanno già volando altissime, hanno un rapporto molto positivo con almeno uno dei genitori, spesso con entrambi, anche se separati. Una peculiarità italiana non adeguatamente apprezzata. Il primo fattore maieutico dei talenti di un figlio è la certezza di essere amato. Metto per primi senso di responsabilità e certezza di affetti perché la qualità della persona viene prima del livello culturale. Terzo, il valore dello studio e della competenza, soprattutto se si vuol seguire la strada della meritocrazia. Che all’estero sembra funzionare di più rispetto all’Italia. Valore doppio: “Se so di essere preparato - pensa il ragazzo - punto più in alto. Non ho paura di confrontarmi con il mondo. Anzi, la sfida mi esalta: perché mi porterà a prepararmi di più, a migliorare, a scommettere su di me e sul futuro”. Quando la fiducia in sé, emotiva, e l’autostima, cognitiva, sono ben nutrite, non c’è difficoltà che impedisca il volo.
Che cosa c’è di più recente? Primo, l’importanza accelerativa, per le carriere all’estero, della conoscenza delle lingue straniere. Lo studio delle lingue dovrebbe cominciare fin da piccoli, anche guardando film e cartoon in un’altra lingua. I bambini imparano alla velocità della luce. Qui il livello culturale della famiglia fa la differenza. Ma se i genitori, indipendentemente dal reddito, stimolano i figli a studiare bene, oltre all’italiano (da molti trascurato), anche una o due altre lingue, il futuro è rosa. Secondo, l’importanza di studiare all’estero anche al liceo, idealmente almeno per un anno, o durante i mesi estivi. Distacchi difficili per i genitori italiani, ma indispensabili. Quando le radici sono solide e forti, i figli volano benissimo in alto e lontano. Perché sanno bene dove sta la casa. Dove sarebbe bello tornare, se le opportunità di lavoro fossero degne dello standard acquisito. Qui sta la vergogna italiana. Dove raccomandazioni, cognomi e clientelismi contano ancora, e purtroppo, più del merito. Riusciremo a cambiare le cose?
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