Alessandra Graziottin
PASSIONI E SOLITUDINI di
Alessandra Graziottin

Foto e video hard, un cancro
indelebile che può uccidere

Lunedì 19 Settembre 2016
Un’immagine sessualmente appetitosa sul web diventa subito virale. E’ infettiva, incontrollabile, imprevedibilmente dannosa. A volte fatale. La metafora del virus è efficace per discutere meglio come proteggersi e come insegnare ai nostri ragazze e ragazze una diversa consapevolezza dei pericoli del web quando l’oggetto è l’esibizione del proprio corpo e della propria intimità. 
In medicina si parla di prevenzione primaria, quando l’obiettivo è evitare che un dato evento patologico si verifichi; secondaria, quando si fa una diagnosi precoce di un problema già iniziato, per limitarlo; terziaria quando si è in fase avanzata di malattia e si cerca di ridurre i danni più gravi, con variabile efficacia. 
Nei confronti dell’esibizione della propria intimità sessuale sul web dovremmo usare le stesse strategie: la prevenzione primaria è non farsi filmare/filmarsi, per evitare il problema prima che insorga. Perché è così difficile non farlo? Perché a molte la visibilità sul web, con un crescendo di eccitante esibizionismo sessuale, sembra l’unico modo di esistere. Una sirena potente, la visibilità, tanto seduttiva quanto pericolosa. Perché tuteliamo la nostra privacy, di cui siamo così gelosi, nelle sciocchezze, e non lo facciamo nella sostanza, fino a farci divorare vivi sul web per leggerezza, per superficialità, per “gioco”? Possibile che ancora oggi ragazze e ragazzi non abbiano capito che il gioco di esibirsi può devastare la loro vita? E che la ricerca affamata dei “like”, tramite le immagini sexy, è un boomerang veloce e feroce? In nome della libertà sessuale, del gusto e del diritto alla trasgressione, neghiamo un fatto evidente: anche in una società che si dichiara laica e ipermoderna, i codici di “giudizio morale” sul comportamento di una donna sono rimasti arcaici e feroci. Tanto vale prenderne atto e proteggersi in modo radicale e sostanziale: tolleranza zero a immagini e filmati hard. Punto. E spiegarlo a figli/e e allievi/e, discutendo in classe le storie drammatiche che periodicamente ci interrogano sul linciaggio mediatico e reale cui si espongono le protagoniste dei filmati. Con un caveat in più: ragazze, attente all’alcol! In condizioni di ebbrezza alcolica e ancor più di ubriachezza, possiamo essere usate e violentate nei modi peggiori. Sempre sulla linea della prevenzione primaria, il non bere consente di divertirsi ma anche di sentire, con le antenne iperlucide della consapevolezza, quando la situazione, in discoteca, per esempio, sta diventando pericolosa, quando sta sfuggendo al controllo, quando è meglio andarsene in tempo. E il partner (o l’amica) che filma e fa circolare, usa quel corpo ma non ama quella donna. Chi ama davvero, ama il segreto, l’esclusività, la riservatezza.
La prevenzione secondaria, in questo gusto del filmarsi, sarebbe di tenere la registrazione solo per sé. Idea vulnerabile e fragile. La prevenzione terziaria, sul web, è del tutto illusoria. Va detto con chiarezza: un’immagine, un filmato hard, spedito agli amici e captato da un internauta, può essere eliminato con sentenza da un sito, ma resta nel suo computer. E’ una minaccia eterna. L’immagine, come un cancro, si è metastatizzata. Può restare silenziosa per mesi e può essere riattivata, per impulsività, vendetta, gelosia, cattiveria, sadismo. E i cyberbulli, che filmano, aggrediscono, deridono e si esaltano a condividere i “like” di un’eccitata sorpresa usano questa violenza virtuale e reale per sentirsi più forti, più maschi. E la cercano, per sostenere un Io spesso frustrato e debole. Queste storie drammatiche, iniziate “per gioco”, sono la prova di un fallimento educativo, ma anche della superficialità con cui trattiamo i pericoli del web, se usato male. Il conformismo dell’ostentazione sessuale virtuale è una sirena pericolosa: se l’hai capito, evitala. 
www.alessandragraziottin.it  Ultimo aggiornamento: 14:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA