Alla fine, dopo tanto pronosticare sul futuro direttore della Mostra, essendo il mandato di Alberto Barbera in scadenza quest’anno, la Biennale ha preso la decisione più ovvia. E giunti a questo punto anche la più giusta. Alberto Barbera resta ancora direttore per due anni (2025-2026), una soluzione a metà di un mandato intero, calcolando probabilmente anche la sua età (a settembre 2026 sarà a 76 e mezzo), e valutando un cambiamento totale che oggi sarebbe in ogni caso problematico.
Alberto Barbera ha due punti di grande forza, oltre a essere ormai il decano dei direttori, avendo 3 anni all’attivo (1998-2001) nel suo primo mandato, e ben 13 dal 2012 a oggi, compreso quello che ci aspetta tra qualche mese. Il primo è quello che gli viene riconosciuto nel comunicato stampa della stessa Biennale, che recita così: «in considerazione dei risultati ottenuti nella riconosciuta qualità delle selezioni, nella scoperta e nel lancio internazionale di nuovi talenti, nella diffusione e nella crescita della cultura cinematografica e nell’ampliamento del pubblico, risultati da perseguire anche nel prossimo biennio». E quindi per avere riportato Venezia agli allori internazionali, ritornando a essere un punto di riferimento preciso, in autorevole concorrenza con Cannes, specialmente nel ritorno delle star, un polo insomma di attrazione tra spettacolo e arte cinematografica.
Non che l’arrivo di un nuovo direttore fosse inatteso. E infatti a lungo se ne è parlato. La lunga durata al comando, almeno in Italia, spesso favorisce il ricambio. E 13 anni, calcolando anche solo il secondo mandato, non sono pochi. E in generale un po’ di aria nuova, dopo tanto tempo, non fa mai male. E poi il recente passaggio di presidenza da Roberto Cicutto a Pietrangelo Buttafuoco ispirava la possibilità di un ulteriore avvicendamento al vertice anche della programmazione. Tuttavia le parole di Buttafuoco, nell’annunciare la continuazione dell’incarico, sono molto chiare: «Ho provato immediata sintonia con Barbera e ho grande rispetto per la competenza, la professionalità e la passione da lui dimostrate, tali da riuscire ad accrescere il prestigio del più antico festival al mondo. Sono vivamente lieto che la Biennale possa proseguire con lui questo percorso».
E qui scatta il secondo punto di forza di Barbera. Nel corso dell’ultimo periodo si sono succeduti, nelle chiacchiere di corridoio, nomi e ancora nomi di possibili candidati, più o meno autorevoli (i maligni direbbero: più spesso meno), o portatori più di incertezza, specie nel mantenere un’immagine così forte di Venezia nel mondo. E in mancanza di avversari altrettanto quotati, la decisione della Biennale di non rischiare pare molto equilibrata e condivisibile.
Barbera, in questi giorni già impegnato a preparare l’edizione numero 81, dunque resta e se ne può comprendere la soddisfazione. Sposta il traguardo di due anni e non è detto che siano gli ultimi. Venezia rimane solida, magari qualche dettaglio migliorabile sarà aggiustato, ma l’ossatura della Mostra fortunatamente resta intatta. Buon lavoro: saranno tre anni importanti, per il mondo dei festival, dei cinema, che sta cambiando, e non è detto in meglio, rapidamente. Meglio avere capitani di razza.
Ultimo aggiornamento: 13:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA