Luciana Boccardi
MODI E MODA di
Luciana Boccardi

Per la Fashion Week Raffaella
Curiel "sulla via di Shanghai"

Domenica 24 Settembre 2017 di Luciana Boccardi
Sta  per  arrivare al termine  del suo viaggio,  la Fashion Week   a Milano,  con  un  bagaglio ricco di quasi cento sfilate, presentazioni, incontri, dibattiti:  un universo che presenta un codice di lettura ben identificabile:  anarchia, libertà di indossare ciò che si vuole, come si vuole, di tutto e di più senza ponte di comando, senza linee tracciate, senza capo né coda. Impossibile dire che la moda per la prossima primavera-estate non sia bella. Ho visto cose bellissime e importanti, idee geniali e trovate inedite, per un’eleganza nuova, diversa da quella  che nel  Novecento  ci  era stata insegnata  con codici ben definiti.   Ma lo stupore per un “modo” così precario… c’è.  Libera da ogni suggestione imposta, da codici prefissati, da linee stabilite ,  dal  rischio della globalizzazione che comunque  avanza  minacciosa nella moda per il prossimo 2018, si è affacciata  all’improvviso, con la sicurezza che la distingue,  Raffaella Curiel,  che nell’atelier  in  via  Montenapoleone,  (che la  nuova proprietà cinese ha voluto come  sede per la griffe acquistata)  ha proposto -  con la  violenza comunicativa che trasferisce anche ai suoi vestiti, una capsule di 28 abiti da red carpet.  E se di lusso vogliamo parlare, fino a questo momento nel contesto che oggi la moda esige,  Curiel ha superato ogni previsione  offrendo con  la  “Via di Shanghai” – come vuole il titolo della capsule –un inno alla più grande sartorialità.  L’abito da red carpet   (red, red carpet!) ,  nelle interpretazioni magistrali  dei 28 abiti proposti  diventa una forma di comunicazione poetica : una… canzone  per la  musica della moda.  
 Polemica, provocatoria, abilissima, sicura  del suo talento ,  Curiel   (reduce anche dal successo riscosso ad Asolo con la mostra “New Ingrid style”  di Rina Dal Canton per l’Associazione Culturale Paolo Rizzi) , ha pensato a un red  carpet internazionale, dove etnie e tradizioni si fondono per dar vita alla bellezza che sfila ora con un abito  totalmente ricamato e impreziosito da merletti  di Bruges, ora con il nero lungo  sul quale sono ricamate nei colori veraci le finestre del  Duomo, l’abito interamente drappeggiato di georgette celeste cielo  o ancora il vestito  in velluto  chiffon  devorè con cappa  preziosa.  Qualcosa di lungo o  qualcosa di corto come il bellissimo tailleur   di broccato (pezzo d’obbligo della Curiel da sempre): sono 28 abiti che diventano 28 quadri da esposizione , una capsule  aristocratica che si conclude  con il più suntuoso abito da sposa:   bianco di quattro bianchi per 36 metri di tulle, delicato, importante, superbo nei  tagli magistrali che accarezzano la silhouette esaltando gli spicchi sbiechi .
“Sulla via di Shanghai “  2018, di Raffaella Curiel,  è una sfilata che si traduce in un  “libro” di eleganza che sfiora  con mano silenziosa molti momenti della storia della  bellezza:  dall’era di Boldini  alla crinolina della giovane Traviata, fino al piccolo abito di sapore rock che per  Curiel  rappresenta  un vestito  di culto da rispettare stilisticamente quanto  un “delphos “  di  Fortuny. Ultimo aggiornamento: 02:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA