Australia, la barriera corallina sta morendo: colpa del surriscaldamento globale

Mercoledì 20 Aprile 2016
La Grande barriera corallina australiana
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La variopinta barriera corallina del pesce Nemo si sta trasformando in una distesa sbiadita inghiottita da un mare cristallino. Il 93% delle scogliere che compongono la Grande barriera corallina australiana, patrimonio Unesco, è colpita da sbiancamento. Il quadro emerge dal monitoraggio aereo effettuato sui 2.300 chilometri di barriera dalla task force di scienziati dell'ARC Centre della James Cook University guidata dal biologo Terry Hughes.

Lo spettacolo, dice lo scienziato, è «straziante». Il fenomeno in atto «è il più grave che abbiamo mai documentato, peggiore perfino del primo evento nel 1998 e del secondo nel 2002», spiega il professor Hughes. «La metà settentrionale della Grande barriera risulta gravemente danneggiata, dalla Nuova Guinea verso Sud per circa mille chilometri». «È come se 10 cicloni l'avessero colpita simultaneamente».

E in alcune scogliere si registra un tasso di mortalità dei coralli fino al 50%. Lo sbiancamento - che si verifica quando per effetto delle acque più calde i coralli espellono un'alga fondamentale per il loro nutrimento (che dà loro colore) - non è solo un danno ambientale. Le attività turistiche legate alla barriera, afferma Hughes, danno lavoro «a 70 mila persone soltanto nel Queensland». «La causa principale è il riscaldamento globale», spiega il biologo, connesso ai «mutamenti del clima di origine antropica». La presenza di El Nino, precisa Hughes, è solo un'aggravante. L'unica vera azione efficace «nel medio e lungo termine», sottolinea, è quella di «ridurre le emissioni di CO2».
 


GREENPEACE: STOP A COMBUSTIBILI FOSSILI «Un evento così estremo non era mai stato osservato prima, segno che il riscaldamento globale, causato dalla nostra dipendenza dalle fonti fossili, sta sancendo la fine di questo paradiso sottomarino». Così Giorgia Monti, responsabile per la campagna Mare di Greenpeace Italia, commenta il maxi fenomeno di sbiancamento della Grande barriera corallina australiana documentato dall'ARC Center of Excellence per Coral reef Studies della James Cook University. «Abbiamo bisogno al più presto di politiche globali che tutelino le aree più vulnerabili dei nostri mari e contribuiscano con rapidità e incisività alla transizione verso un modello di sviluppo sostenibile, basato su energie rinnovabili», sottolinea l'attivista. «Nonostante da anni gli scienziati richiamino l'attenzione sui pericoli che questo meraviglioso ecosistema marino sta correndo», secondo Greenpeace «i dati diffusi oggi confermano che il rischio di perdere per sempre inestimabili patrimoni sottomarini è purtroppo concreto se i governi non interverranno per cambiare subito le proprie politiche energetiche». L'organizzazione auspica l'abbandono dei combustibili fossili - carbone, petrolio e gas - «per puntare su efficienza energetica e rinnovabili».

Ultimo aggiornamento: 14:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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