Si chiama Hina, che in arabo vuol dire fragranza, pesa 2 chili e 955 grammi ed è la prima bimba profuga, dopo l’istituzione dell’Emirato Islamico in Afghanistan, ad essere nata in Italia. E’ venuta alla luce ieri alle 11.09 all’ospedale di Sulmona.
Poi ieri mattina ha chiesto aiuto ai sanitari della base logistica dell’esercito di Roccaraso, in provincia dell'Aquila, - a quaranta chilometri di distanza dall’ospedale- dove lei, con quel che è rimasto della sua famiglia, è stata trasferita il 18 agosto scorso, in uno dei voli della speranza. Prima di partire ha visto la sua casa in fiamme e poi l’esecuzione del marito davanti ai suoi occhi in aeroporto: fucilato dai Talebani perché collaboratore delle “forze di occupazione”. Per questo la famiglia è stata portata in Italia e qui, a Roccaraso, si trova ora, in attesa di superare il periodo di quarantena ed entrare nel percorso di accoglienza dei profughi.
Il parto non è stato facile: «La donna non parla una parola d’italiano – raccontano i medici dell’ospedale Annunziata di Sulmona che la hanno fatta partorire – e abbiamo dovuto portare in sala parto il mediatore culturale per tradurre e guidarla in un momento di urgenza: ha partorito nel giro di pochi minuti». Al suo primo figlio Bibi Arezu era doppiamente spaventata, ma il parto alla fine è andato bene, con mamma e figlia in perfetta salute.