Orsa uccisa a fucilate, il direttore del Parco, Sammarone: «Evitiamo di trasformare la tragedia in un disastro colossale»

Un 56enne di San Benedetto dei Marsi ha imbracciando il fucile detenuto legalmente, in quanto cacciatore, ha sparato, colpendo a morte l’animale: "Sono stato aggredito". La sua versione è al vaglio dei carabinieri

Domenica 3 Settembre 2023 di Sonia Paglia
Il 56enne di San Benedetto dei Marsi, che imbracciando un fucile detenuto legalmente, in quanto cacciatore, ha sparato, colpendo a morte l’orsa Amarena, ha dichiarato di essere stato aggredito dal plantigrado.

L’orsa Amarena, identificata in F17, era condizionata dal cibo degli uomini. Tuttavia, le sue incursioni nei pollai dei centri abitati, come accaduto a San Benedetto dei Marsi, in provincia dell'Aquila, dove ha perso la vita in maniera brutale, erano determinate dalla presenza di cuccioli. Infatti, dopo la separazione dei primi quattro figli, messi al mondo nel 2020, con un parto straordinario, le sue comparse, sono diminuite. Come specificato nel rapporto Orso marsicano del Pnalm, nel 2020, il plantigrado, insieme ai quattro piccoli è stato monitorato, attraverso osservazioni dirette, verifica di segnalazioni e campionamento genetico.

Fino alla primavera, il gruppo familiare è stato sempre segnalato in contesti naturali o in attraversamento su strada. Poi il primo centro antropizzato, nelle stalle del Comune di Bisegna.

Da qui, iniziano le incursioni nei centri urbani, nei pollai di Goriano Sicoli, nel Parco naturale regionale Sirente Velino.  In questa occasione, gli orsi vengono inseguiti dalle persone per scattare foto e video e il gruppo familiare si separa. Vengono condotte osservazioni dirette da parte del personale del servizio scientifico e di sorveglianza del Pnalm, con la collaborazione del personale del Parco naturale regionale Sirente Velino, allo scopo di verificare la riassociazione del gruppo. Nel corso di queste osservazioni, Amarena viene avvistata con 3 piccoli e un’ora dopo, con un cucciolo da solo. Da questo momento, gli avvistamenti si susseguono, ma di volta in volta, il gruppo appare incompleto. Poi, si sposta a Villalago, insieme al figlio Juan Carrrito, anche lui morto a causa di un investimento, sulla statale 17 di Castel di Sangro.


«Evitiamo di trasformare una tragedia in un disastro colossale. Ci sono troppi curiosi in giro che spaventano questi animali, invito tutti a non muoversi e a farci fare il nostro lavoro». Questo l’appello del direttore del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, Luciano Sammarone. «Sono aumentati i curiosi nella zona, spaventando i cuccioli - continua il direttore - Possiamo avere una possibilità, ma dobbiamo sperare che i cuccioli non si dividano, altrimenti sarà un vero disastro». 

La carcassa dell’orsa Amarena, è stata condotta ad Avezzano nella sede dell’Istituto Zooprofilattico di Abruzzo e Molise di Caruscino, per essere sottoposta ad esame autoptico. «Aspettiamo l’esito della necroscopia - commenta Sammarone - per avere tutte le informazioni relative alla dinamica, per quanto desumibile, ovviamente dalle ferite. Chiederemo comunque perizia balistica». Il 56enne di San Benedetto dei Marsi, che imbracciando un fucile detenuto legalmente, in quanto cacciatore, ha sparato, colpendo a morte l’orsa Amarena, ha dichiarato di essere stato aggredito dal plantigrado. «Questo lo sa solo lui e sarà accertato dalle autorità competenti, polizia giudiziaria e magistratura. – continua il direttore - Certo non mancano le perplessità rispetto a quanto dichiarato dall’uomo, visto che era sceso in cortile col fucile da caccia, carico. Ma, come detto, aspettiamo gli esiti delle indagini». Da indiscrezioni, sarebbe emerso che potrebbero esserci delle persone che avrebbero assistito all'uccisione. O meglio, sentito il colpo di fucile, passando con l’auto. «Ci sono indagini in corso – spiega Sammarone - non sappiamo se ci sono testimoni, come annunciato da qualcuno». Dopo la perdita di Amarena, la premura dell’ente Parco è quella di catturare i due piccoli che aveva al seguito, ancora non in grado di gestirsi da soli, che potrebbero disperdersi. Tuttavia l’operazione di recupero è alquanto complessa e delicata, poiché non si tratta di orsi adulti. «I metodi utilizzabili non possono essere quelli classici, lacci di Aldrich o telenarcosi - spiega Luciano Sammarone - perché gli orsi sono piccoli, stiamo usando casse e reti».  

© RIPRODUZIONE RISERVATA