Altri due medici rischiano di finire sotto processo per il decesso di Elisabetta G. la 48enne morta a settembre del 2018 in seguito ad una endoscopia e che invece doveva essere operata.
A dire no all'archiviazione sono stati il fratello, il compagno e lo zio della donna, assistiti dagli avvocati Goffredo Tatozzi, Cristiana Valentini e Massimo Romano, i quali si sono costituii parte civile. I due medici che ora rischiano di finire sotto processo sono quelli che per primi si trovarono ad affrontare il caso nell'ospedale di Vasto. La paziente, colpita da una subocclusione intestinale, secondo l'accusa una volta nell'ospedale di Vasto non venne sopposta ad un immediato ed improcrastinabile intervento chirurgico. Ne fu invece disposto il trasferimento all'ospedale di Ortona affinchè venisse sottoposta al posizionamento di uno stent endoscopico che però determinò un irreversibile processo infiammatorio grave, fino alla sepsi. Una situazione che, sempre secondo l'accusa, fu ulteriormente aggravata dalla condotta dei medici di Ortona, per i quali c'è un procedimento separato, e che portò alla morte Elisabetta che non poteva essere salvata con l'intervento chirurgico di laparotomia d'urgenza al quale venne in ultimo sottoposta nell'ospedale di Lanciano dove era giunta in coma.
Secondo il Gip, che ne aveva disposto l'iscrizione nel registro degli indagati, i due medici che ebbero in cura la donna a Vasto "omisero di intervenire, tempestivamente e diversamente, sulla subocclusione intestinale, preferendo trasferire la paziente a Ortona per l’ennesima endoscopia, dando avvio a una esiziale triangolazione Vasto-Ortona-Lanciano, così riducendo le chances di salvezza di Elisabetta G.