Muore dopo l'intervento chirurgico, il figlio: «Non doveva accadere». Denuncia ai carabinieri

Operato per l'asportazione della vescica il 70enne è deceduto in rianimazione: era un paziente cardiopatico. La famiglia vuole sapere se c'è stata la corretta valutazione del rischio

Domenica 26 Novembre 2023 di Alfredo D'Alessandro
Francisco Simeone con il figlio Valerio. Muore dopo l'intervento chirurgico, il figlio: «Non doveva accadere». Presenta denuncia ai carabinieri

Un intervento chirurgico programmato, fatto con la massima calma e preceduto da diversi consulti, per asportare la vescica a causa di una grave malattia, ma due ore dopo la fine dell’operazione arriva l’arresto cardiaco e nonostante la rianimazione andata avanti per venti minuti il cuore non riparte: Francisco Simeone, una patologia cardiologica pregressa di base, aveva compiuto 70 anni il giorno prima.

E ora suo figlio Valerio, giornalista e fotografo, vuole che si indaghi per sapere cosa non è andato per il verso giusto dal momento che secondo i chirurghi «l’intervento è andato benissimo».


GLI INTERROGATIVI
Ieri ha presentato una querela ai carabinieri di Chieti perché il decesso è avvenuto al policlinico all’esito di un intervento eseguito in Urologia, con successivo trasferimento in Rianimazione, e chiede alla procura che venga effettuata l’autopsia. Cosa è successo? Qualcosa poteva essere fatto meglio? C’è stata una valutazione del rischio corretta visto che il paziente non aveva interesse e voglia di rischiare di fare un intervento che non gli era fondamentale per vivere da oggi a domani? - Sono alcune delle domande in cerca di una risposta. «Era una cosa che non doveva accadere, che non era previsto che accadesse, seppur c’è sempre un rischio - dice Valerio Simeone, che aveva inviato una Pec alla Asl in cui aveva espresso alcune perplessità, e che dopo 60 giorni non ha ancora ricevuto risposta - Lui era, e noi eravamo tranquilli, perché non era una cosa vitale, perché se fosse stata così pericolosa poteva scegliere di non farlo e non l’avrebbe fatto perché non aveva assolutamente idea di rischiare senza motivo, poteva scegliere di fare chemioterapia o di convivere con la malattia».


E nella querela si chiede innanzitutto se i tempi da giugno a oggi potessero essere ottimizzati perché per diverse settimane ci sarebbero stati problemi di comunicazione con alcuni reparti. «C’è stata tanta fiducia - conclude Valerio Simeone - che oggi mi sento di dire che è stata tradita, o quantomeno non è stata allineata con le notizie che avevamo e con le scelte che poi siamo stati portati a fare, ribadendo il fatto che c’è il rischio su qualsiasi cosa tu faccia ma in questo caso il rischio era assolutamente tollerabile e c’erano altre scelte disponibili. Ringrazio tutti coloro che hanno fatto del loro meglio ma sicuramente qualcosa fuori posto c’è stato perché il paziente è arrivato in ospedale con le sue gambe e non torna a casa».

Ultimo aggiornamento: 11:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA