Museo Remondini, bello ma ignoto
«Una formula tutta da ri-vedere»

Venerdì 31 Luglio 2015
Giorgio Tassotti con la ricostruzione di un tesino, venditore di stampe remondiniane
BASSANO - (Cs) E' un'altra delle perle della storia bassanese, l'epopea dei Remondini, editori e stampatori, nel Settecento primaria industria europea che sfornava libri, stampe, carte decorate e altri prodotti editoriali e grafici con ritmi produttivi sostenuti, moltissimi lavoranti e un'organizzazione industriale e commerciale di grande impatto sul mercato, potremmo dire, mondiale.



I Remondini operavano nella grande fabbrica che è l'agglomerato di palazzi che chiudono il lato nord di piazza Libertà. Una pagina di storia quasi incredibile, che però forse la città non valorizza e non fa conoscere a sufficienza. A mettere il dito sulla, diciamo, piaga, ma con molto fair play, è Giorgio Tassotti, lo stampatore ed editore che ha riscoperto, rivalutato e rilanciato la tradizione remondiniana, anche lui con prodotti editoriali e grafici, stampe e carte decorate, anche colorate a mano come nell'attività storica dei Remondini, che hanno conquistato interessanti fette di mercato in Italia, in Europa e altrove, di recente fino in Giappone.



Tassotti, che per primo ha pubblicato la storia dei Remondini firmata da Mario Infelise, oggi docente a Ca' Foscari, torna sull'argomento editando il volume di Cristina Chiesura (I Remondini. Una storia imprenditoriale centenaria divenuta museo. Un museo da conoscere e da ri-vedere), studiosa di beni culturali, che sottolinea come il museo bassanese dedicato alla grande famiglia di stampatori sia tutto da conoscere e, appunto, "da ri-vedere".



Tra l'altro si è anche creato un modello di "museo diffuso" suscettibile di un itinerario turistico, in uno spazio di una cinquantina di chilometri, per conoscere questa pagina di storia industriale: a Pieve Tesino, nel Trentino, c'è il museo Per Via dedicato ai Tesini, i venditori ambulanti in tutta Europa per oltre duecento anni di stampe e libri da risma della stamperia Remondini di Bassano, mentre a Valstagna, in Valbrenta, si trova il Museo delle Cartiere dei Remondini a Oliero.



Tornando al lavoro di Chiesura, l'esperta analizza il museo Remondini di Bassano, ospitato a palazzo Sturm, e ne sottolinea le potenzialità ma anche le contraddizioni: "Ha le carte per essere proiettato nel panorama culturale internazionale, ma vi sono bassanesi che non ne conoscono ancora nemmeno l'esistenza; permette la fruizione di una raccolta preziosa, ma il suo percorso museale rivhiama un numero esiguo di visitatori per anno" spiega la storica e ricercatrice.



Insomma è uno scrigno dorato, ma quasi sconosciuto e poco valorizzato. Anche Tassotti sottoliena questi aspetti e sostiene che occorre promuovere di più la storia e la cultura imprenditoriale di una famiglia che per secoli risultò la più grande d'Europa nel suo genere, fin dal '700, con mille dipendenti. E sottoscrive quanto dice la Chiesura: "La fruizione di un museo non può riodursi alla mera esposizione di materiali, altrimenti votati alla polvere degli archivi". Insomma il museo remondiniano è tutto da "ri-vedere", migliorare, mettere in rete, quindi con una spinta alla promozione e la promozione perchè quanto fatto finora appare carente rispetto al valore dei contenuti per la storia delle stampe popolari, delle carte decorate e dei libri di larga diffusione. Quindi non una critica, aggiunge Tassotti, ma "la stimolamnte proposta a intervenire quanto prima per rendere più sostenibile e fruibile questo museo che, peraltro, già ora contribuisce con quello della ceramica a generare quasi un terzo delle entrate di tutte le realtà museali bassanesi".



Da Tassotti e Chiesura un invito a svecchiare l'esposizione e a rilanciare a livello promozionale la storia dei Remondini. Bassano non è solo ceramica e Da Ponte...
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