Sochi e diritti gay, l'Onu sfida
i Giochi di Putin: «Alziamo la voce»

Venerdì 7 Febbraio 2014 di Carlo Santi
Sochi e diritti gay, l'Onu sfida i Giochi di Putin: «Alziamo la voce»
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L'impero russo di Vladimir Putin si presenta al mondo. Per la sua Olimpiade lo zar ha scelto Sochi, città tra mare e monti, e ha speso una cifra pazzesca. Sono i Giochi del padrone del Cremlino che vorrebbe utilizzarli per ribadire la sua forza. Capitò nel '36 a Berlino ma allora quelli che dovevano essere i poli opposti, Jesse Owens e Lutz Long, il nero e l'ariano, fraternizzarono sul campo. È la forza dello sport.



L'Olimpiade di Sochi vivrà sulle gare, su splendidi campioni del ghiaccio e della neve, da Plushenko alla coreana Kim Yu-na, ma soprattutto su equilibri politici tesi. Da mesi è in piedi una guerra fredda tra Putin e il resto del mondo: riguarda la legge che vieta la propaganda gay. Lo sport ha fatto sentire la sua voce, i campioni si sono ribellati già in estate con i Mondiali di atletica a Mosca e ieri Ban Ki-Moon, il segretario dell'Onu, ha partecipato alla sessione del Comitato internazionale olimpico (è stata la prima volta) lanciando un nuovo appello.



TREGUA OLIMPICA

Ban Ki-Moon ai membri del Cio ha parlato della tregua olimpica, tregua che era in vigore nell'antica Grecia. Allora si fermavano le guerra; qui deve fermarsi la protesta anti gay. Il segretario dell'Onu ha toccato l'argomento della legge voluta da Putin. «Gli atleti mandano un messaggio unito che la gente e le nazioni - ha detto - possono mettere da parte le loro differenze: se lo fanno nelle arene di Sochi, i leader dei combattenti dovrebbero fare lo stesso nelle aree internazionali di conflitto». È una sfida diretta a Putin che affianca la lettera aperta, pubblicata sul britannico Guardian, firmata da oltre 200 scrittori internazionali. Hanno aderito, tra gli altri, Gunter Grass, Salman Rushide, Paul Aster e Antonio Della Rocca. «Molti atleti gay ed eterosessuali - ha continuato Ban Ki-Moon - sono contro i pregiudizi. Dobbiamo alzare tutti la nostra voce contro gli attacchi».



Un discorso politico, rivolto alle discriminazioni, con il presidente del Cio, Thomas Bach, che ha avuto una posizione morbida dopo che nei giorni scorsi aveva chiesto che le Olimpiadi non diventassero il palcoscenico per i dissidenti politici o per tentare contestazioni. Niente politica, che del resto è vietata dalla carta olimpica, ma impedirla appare quasi impossibile. Difatti ieri, nelle prime competizioni olimpiche, lo snowboardista Alexiei Sobolev ha utilizzato una tavola con disegnata una Pussy Riot, l'inconfondibile balaclava, il passamontagna colorato della punk band femminile russa finita in galera per aver recitato una preghiera anti Putin nella cattedrale di Mosca.



POLITICI ASSENTI

Molti capi di Stato non sono a Sochi per protesta. Obama non sarà alla cerimonia di apertura: il presidente degli Stati Uniti aveva deciso di inviare una delegata apertamente omosessuale, Billie Jean King, componente del President's Council on Fitness, Sports and Nutrition assieme a Jeanette Napolitano mentre alla cerimonia di chiusura ci sarà la giocatrice di hockey su ghiaccio Caitlin Cahow, atleta dichiaratamente gay. Billie Jean King è stata costretta a rinunciare per motivi famigliari. Non ci saranno François Hollande, Angela Merkel, David Cameron. Un boicottaggio in piena regola per mostrare il loro dissenso. Italia presente con Enrico Letta che ha spiegato di andare «per difendere i diritti dei gay».



Putin ha cercato ancora di calmare l'agitazione. «I gay sono i benvenuti, ma lascino stare i bambini», ha affermato il padrone del Cremlino che ha scelto, per la cerimonia di apertura della sua Olimpiade, stasera alle 20, le 5 del pomeriggio in Italia (diretta su Sky Olimpiadi1 e in chiaro su Cielo), cerimonia che si intitola “Dreams of Russian”, una scenografia rigorosamente legata all'ex impero sovietico del quale c'è un'ampia rivisitazione. Ci sono mille figuranti, un coro di bambini, scene circensi e diverse sorprese. Sono stati spesi 51 miliardi di dollari, a Pechino 2008 solo 46,5: c'erano 205 Paesi mentre a Sochi 87. La Russia vuole la supremazia. Le medaglie conquistate nel 2010 a Vancouver (15) sono state un bottino scarso. Perentorio l'ordine di Putin: torniamo primi.
Ultimo aggiornamento: 11:42

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