Luca Zaia, il presidente "pop"
va alla riconquista del Veneto

Mercoledì 27 Maggio 2015 di Alda Vanzan
Luca Zaia, il presidente "pop" va alla riconquista del Veneto
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Raccontare una giornata con il candidato alla presidenza della Regione Veneto Luca Zaia è imbarazzante. Si rischia di passare per agiografi. Eppure, a voler restare nello strettissimo ambito della cronaca, l’unico dissenso registrato nell’arco di undici ore, dalle 10 del mattino alle 9 di sera, è stato quello di un signore di mezza età che, appoggiato alle transenne in attesa della partenza dei corridori del Giro d’Italia in quel di Montecchio Maggiore, Vicenza, se n’è uscito con un solitario, coraggioso, «vai Moretti». Inteso come Alessandra, la candidata del Pd.



Basta. Per tutto il resto della giornata è stato un continuo "Zaia-Zaia" con la zeta sibilante, un "Luca-Luca" neanche fosse Cordero di Montezemolo, selfie senza sosta, mani che si sporgevano tipo piazza San Pietro con Francesco, figliuoli che fermavano la macchina senza curarsi di strisce, incroci, segnaletica, perché - testuale - «noi veniamo da Saonara, Padova, e quando mai ci può capitare ancora di trovare il governatore». Dopodiché, a foto scattata, capita anche di sentire il governatore domandare: «Sicuri che la foto sia venuta bene?» e gli autofotografati, imbarazzati, ad ammettere e domandare: ha ragione, per favore ne facciamo un’altra?



Premessa: non era la festa della Lega. Non era neanche un comizio elettorale. Erano due appuntamenti istituzionali per il presidenti della Regione Veneto: la partenza di una tappa del Giro d’Italia da Montecchio Maggiore, l’arrivo a Jesolo. Ergo, il pubblico non poteva essere solo ed esclusivamente leghista. Avesse la valenza di un sondaggio, il presidente uscente della Regione Veneto e ricandidato a capo di una coalizione di cinque liste liste (Lista Zaia, Lega Nord Liga Veneta, Noi Indipendenza Veneto con Zaia, Meloni Fratelli d’Italia, Forza Italia), potrebbe dormire tranquillo. Ma le strette di mano e le richieste di autografo non sono un test elettorale. Neanche la nonnina che a Montecchio continuava a sbracciarsi dalla transenna allungando un ticket della Dolomitibus («Vengo da Lamon, glielo chiede a Zaia se mi fa un autografo sul biglietto?»), non è detto che domenica prossima vada a votare. Ecco, il problema di Zaia è l’affluenza. Chi è del settore ha già riempito pagine di analisi e studi: sopra una determinata asticella il centrodestra va che è una passeggiata, sotto cominciano a esserci problemi. Sarà per questo che Zaia nei confronti elettorali, nei dibattiti, nelle interviste, ovunque gli capiti non attacca mai gli avversari. Non che li snobbi, dice, è che la sua attenzione (alias preoccupazione) è che la gente vada a votare.



Lo dice espressamente a Caorle nell’occasione di un aperitivo elettorale: l’organizzatore è il commissario della Lega del Veneto orientale, l’onorevole Gianluca Forcolin, ma soprattutto il padrone di casa, Gianni Stival, titolare di un bistrot, che per l’occasione ha preparato vassoiate di cozze piccanti e ostriche, frittini e prosecchi ghiacciati. Stival è uno di quelli che compaiono nei video elettorali "Scelgo Zaia perché", avrebbe dovuto anche essere in lista, solo che la sesta lista di Zaia all’ultimo è saltata. Si è candidato, invece, Fabiano Barbisan, presidente di Unicarne, l’associazione dei produttori di carni bovine del Triveneto, e quel che ha messo in piedi per "un brindisi con il presidente Luca Zaia" uno spiedo da guiness: metri e metri di braci e griglie dove fa cuocere polletti, costicine, salsicce, mentre il vento soffia sul fuoco e non ci sarà invitato, tra i cento e passa seduti a cena, che non torneranno a casa affumicati. Ai fuochi, a girare polenta e coscette, tra i tanti c’è Dino Cella, 70 anni, entusiasta della candidatura di Barbisan: «Serve qualcuno che faccia qualcosa per il nostro territorio, qua siamo abbandonati». È terra di confine, Lugugnana di Portogruaro, tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, dove più che altrove temi come specialità e autonomia sono sentiti. E anche qui Zaia ripete: «L’unico nemico che abbiamo è l’astensionismo».

È un presidente-candidato "in spadina", Luca Zaia. Piove tutto il giorno, da mattina a sera, fa pure freschino, ma non c’è soprabito né impermeabile né ombrello che tenga. Sempre con la divisa d’ordinanza, giacca e pantaloni blu, cravatta sottile Jene-style, camicia bianca prima ancora di Renzi. Macina quasi 400 chilometri, da Venezia dove registra una tribuna elettorale nella sede della Rai a Palazzo Labia a Montecchio, Jesolo, Caorle, Lugugnana, un mix di impegni istituzionali ed elettorali, ovunque un bagno di folla e una caterva di selfie. Non dice mai no. "Radio Stella" vuole sapere cosa pensa della vittoria di Sasha Modolo? Il giornale locale vuole un commento sulla presenza del Giro nelle terre venete in occasione del Centenario della Grande Guerra? C’è pure tempo per un incontro con i farmacisti di Federfarma, che apprezzano l’idea di una "azienda zero" nella riorganizzazione delle Ulss, ma premono per la "distribuzione per conto" delle medicine: «Disponibilissimi ad aumentare i servizi alla cittadinanza - dice il presidente dell’associazione, Alberto Fontanesi - ma la nostra prima missione riguarda le medicine». A Montecchio per il Giro si incrocia l’assessore vicentina di Forza Italia Elena Donazzan, mentre il segretario della sezione locale del Carroccio imbandisce la tavola davanti alla sede, fette di sopressa e panini. Ma per arrivarci, dal via dato ai corridori, bisogna aspettare mezz’ora. L’entourage di Zaia non si sorprende: è sempre così, bagni di folla in continuazione. Il Veneto ha un presidente pop.
Ultimo aggiornamento: 13:08

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