La "lezione" della prof Laura Coletti:
«Viene la scuola prima della politica»

Mercoledì 27 Maggio 2015 di Alda Vanzan
La "lezione" della prof Laura Coletti: «Viene la scuola prima della politica»
2
La mattina non può andare a distribuire santini perchè insegna, a mezzogiorno quando suona la campanella, esce e racconta al cronistra come è andata. Interrogazione sull'Illuminismo, poi Latino, da Cicerone a Catullo, in 3. E. I ragazzi della 3. A, invece, li ha risparmiati: niente domande, solo consegna e correzione dei compiti di italiano, più l’introduzione dell’Umanesimo: «Abbiamo parlato di Pico della Mirandola e Poggio Bracciolini». E la politica?



Quella di Laura Di Lucia Coletti, 49 anni, candidata alla presidenza della Regione Veneto per la lista "L’Altro Veneto - Ora Possiamo", è una campagna elettorale a dir poco singolare. I giornalisti la cercano la mattina per intervistarla e lei non risponde perché sta facendo lezione, la richiamano il pomeriggio per concordare conferenze stampa o confronti, ma lei sta correggendo i compiti dei ragazzi. «Gli insegnanti non hanno permessi elettorali, avrei potuto prendermi un mese di aspettativa a zero lire ma, al di là dei problemi economici visto che la campagna elettorale me la pago io, non me la sentivo di piantare i ragazzi l’ultimo mese di scuola. Non sarebbe stata una cosa etica».

E così quella di Laura Di Lucia Coletti, 49 anni, insegnante di Lettere al Liceo scientifico Giordano Bruno di Mestre, sposata con Odino Franceschini (ex insegnante ora in pensione, praticamente due corpi e un’anima: lui la segue come un’ombra, le fa da segretario, uomo-agenda, chauffeur, soprattutto consigliere) è una campagna elettorale non solo low cost («A quanto ammonta il budget? Mi vergogno a dirlo: 2.700 euro spesi per manifesti e santini, però non metto in conto la benzina) ma anche a singhiozzo. Per dire: sabato scorso, mentre i suoi "avversari" giravano in lungo e in largo il Veneto, Di Lucia Coletti è riuscita a ritagliarsi solo tre appuntamenti - tassativamente dopo la scuola, dopo essere andata a far le spese e dopo aver corretto i compiti dei suoi allievi - per la precisione due a Mestre (di cui uno al Forte Marghera a Mestre con la Rete degli studenti medi) e uno in centro storico a Venezia con il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero. E qua serve un chiarimento, visto che per queste elezioni regionali i compagni veneti si sono spaccati. La candidatura di Laura Di Lucia Coletti è sostenuta infatti da associazioni ambientaliste (una su tutte quella del mestrino Michele Boato), da Rifondazione comunista e dal Pdci. Ma nel Prc i compagni veneziani, a partire dal capogruppo uscente della Sinistra in consiglio regionale del Veneto, Pietrangelo Pettenò, hanno preferito allearsi con la candidata del Pd Alessandra Moretti per tentare - hanno spiegato - di strappare la Regione alla Lega. «Ma è il Pd che non è credibile», dice Laura Di Lucia Coletti. Che, ad esempio, demolisce la "Buona scuola" del governo di Matteo Renzi: «Quella riforma attacca violentemente la filosofia della scuola, è un disegno di legge fortemente ideologico che rovescia i principi della cooperazione e della collaborazione tra insegnanti, introducendo non solo il verticismo del preside ma anche la competizione tra docenti, visto che solo al 5 per cento degli insegnanti sono riservati i premi. La "Buona Scuola" apre a derive preoccupanti».

Ma i suoi studenti cosa dicono di questa candidatura? «Non mescolo la politica con la scuola, quindi in classe non parlo di questa mia candidatura. Però chi mi ha visto in televisione mi ha fatto i complimenti, mentre dai genitori ho ricevuto tanti "in bocca al lupo" e altrettante preoccupazioni: mi chiedono se davvero, in caso di elezione, lascerò la scuola».



E pensa che ci sia questa possibilità? «Entrare a Palazzo Ferro? Sarebbe un miracolo!», ride Di Lucia Coletti. Che, peraltro, sta facendo una doppia campagna elettorale: nei suoi santini l’indicazione è di essere votata come presidente, ma di scrivere anche il suo nome nella riga riservata alla preferenza per il consigliere regionale. In base alla nuova legge elettorale regionale, infatti, passano il candidato governatore più votato e quello che arriva secondo, il che significa che gli altri quattro - visto che i candidati governatore sono sei - sono destinati a essere esclusi. A meno che, appunto, non si facciano votare ed eleggere anche come consiglieri regionali.

Faticoso andare a caccia di voti? «La gente sa che ci sono le elezioni, ma ha pochissima intenzione di andare a votare. È anche per questo che abbiamo deciso di presentare la nostra lista, perché c’è una crisi di rappresentanza e perché un altro Veneto è possibile. La nostra campagna elettorale consiste in questo: convincere i cittadini veneti che si possono cambiare le cose e che le risorse per farlo ci sono». E come ci sente a essere esclusi dai grandi confronti televisivi? «C’è qualcosa che non funziona nell’informazione: se siamo 6 candidati, come fai a informare se ne inviti solo 4?». La cosa più bella di questa campagna elettorale? «L’incontro con le persone, sono stata in tutte le province, in tutte le città capoluogo. E poi la riscoperta del nostro territorio. E la voglia che ho trovato nei giovani e nelle donne di rilanciare l’amore per questa terra». La cosa più brutta? «L’idea che ci siano già dei vincitori prefissati, arrendersi all’idea che non ci sia spazio per costruire un’alternativa. Nulla di più sbagliato: lo spazio c’è, l’alternativa è possibile».
Ultimo aggiornamento: 15:46

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci