Savio: «Nessun segnale nè da Roma, nè dai politici Il quadro é avvilente»

Giovedì 31 Luglio 2014
BASSANO - (B.C.) Il Comitato di difesa, l'Ordine degli avvocati, le forze politiche si erano date un termine per ottenere qualcosa - almeno un segnale - dal ministero: il 31 luglio. Quel giorno è arrivato e del destino del tribunale non si sa nulla. Il guardasigilli Andrea Orlando ha tempo fino al 13 settembre per emanare dei correttivi alla Riforma della geografia giudiziaria, ma evidentemente la preparazione degli emendamenti deve essere completata al massimo entro questa settimana: poi in agosto iniziano le ferie e prendere in mano la penna ai primi di settembre sarebbe troppo tardi. La scialuppa per il salvataggio del palazzo di via Marinali - sotto forma di attribuzioni di servizi pur restanti in capo all'ufficio di Vicenza, nell'ipotesi più modesta, fino all'istituzione del Tribunale della Pedemontana, in quella più ambiziosa - deve essere calata ora.
«Ma a Roma tutto tace - avverte Francesco Savio - lunedì, come Ordine, abbiamo mandato un'estrema nota al Dipartimento organizzazione giudiziaria del Ministero. Al momento non abbiamo ancora ricevuto riscontro. Così come il ministro Orlando, nonostante le promesse, non ha più dato udienza, nè a noi, nè ai nostri parlamentari, nè al presidente della Regione Zaia. I senatori del Pd (lo stesso partito di Orlando) Santini e Rosanna Filippin, con cui più siamo stati in contatto in questi ultimi mesi, non hanno nuove. Il quadro è avvilente».
Ma, pur nel silenzio, in riva al Tevere si sta elaborando qualcosa oppure no? Secondo una voce il ministro starebbe pensando a una leggina che modifichi alcune parti della Riforma.
«Alcuni giorni fa - risponde Savio - al Consiglio nazionale forense, Orlando ha lasciato intendere che sta lavorando a una 'fase 2' della Riforma. Ma siamo sempre nell'ambito dei correttivi. Un ministro non può 'inventarsi' una legge, può casomai ricevere dal governo una nuova delega; ma il Parlamento deve essere d'accordo e in ogni modo occorrono delle relazioni e delle votazioni e cioè come minimo un altro anno. Non è la soluzione nè per noi, nè per Vicenza».