Dicembre 1917, in città piovono bombe: il 26 parte il primo treno di profughi

Giovedì 18 Dicembre 2014
BASSANO - Nei primi mesi della 1. Guerra Mondiale Bassano sottovalutava il pericolo. Luigi Gasparotto nel suo libro "Rapsodie - Diario di un fante" il 13 luglio 1915 scriveva: "Prima tappa a Vicenza. La città è vicina al teatro di guerra, ma è tranquilla e spensierata". L'agenzia Stefani (l'antesignana dell'Ansa, ndr.) assicura che sono sbarrate le vie di confine, sì che è impossibile qualunque invasione nemica. Finora l'unico e microscopico lembo di patria violato è lo scoglio roccioso di monte Coston, sopra Arsiero, donde il nemico spia le nostre difese".
Dopo la rotta di Caporetto, il nemico si fece vicinissimo e pericolosissimo. Le granate arrivavano a Campese, a Sant'Eusebio e nei colli della SS. Trinità. L'artiglieria austriaca aveva piazzato sui monti sopra San Marino, in Valbrenta, otto batterie di cannoni nell'intenzione di annientare Bassano. I più vari mezzi di trasporto transitavano per la città zeppi di masserizie: la gente scappava con le cose indispensabili per la sopravvivenza. Anche i negozianti cominciavano a mettere in salvo loro e le loro merci, lasciando deserti gli empori. In città piovevano le bombe "annunciate da un fischio strano, un sibilo tagliente seguito da uno scoppio spaventoso".
In quel tempo si affacciava sul teatro di guerra anche la nuova arma dell'aviazione i cui esponenti, chiamati avieri, provenivano prevalentemente dall'artiglieria. Nel febbraio 1917 ad Arcade (Tv) si era formata la 2. Squadriglia aerea e già dal 12 marzo era in linea. Questa nuova Arma, non ancora apprezzata dai più, salverà Bassano.
Il nostro testimone oculare ci informa, intanto, dei danni causati ai fabbricati di Bassano: fu sfondata l'ultima casa di via Schiavonetti facendo una vittima; due granate colpirono l'Istituto delle suore del Sacro Cuore di via Bastion. Il 26 dicembre 1917 partì dalla stazione il primo treno di profughi. Il vescovo di Vicenza, mons. Ferdinando Rodolfi, ordinò che tutti gli oggetti preziosi delle chiese della città fossero messi in salvo e così il personale degli istituti pii, dando ad ognuno una sicura destinazione. Cosi ogni treno di profughi ebbe l'assistenza di un sacerdote.
Ruggero Remonato