«I medici mi dissero: vattene appena puoi»

Martedì 16 Settembre 2014
E' stata un successo di pubblico la presentazione nella ex fabbrica del libro di Elena Baù sulla tragedia del cromo a Stroppari, con l'intervento di medici ed esperti che seguirono da vicino il caso della ex Tricom Galvanica Pm.
Alla serata c'erano anche alcuni ex operai. Giuseppe Artuso, 67 anni, sposato con due figlie, era commosso nel rivedere la fabbrica dove ha lavorato per sei anni e da dove uscì appena in tempo.
«Ho cominciato a lavorare alla Tricom nel '74 e vi sono rimasto fino al 1980 - spiega visibilmente emozionato -: ero addetto alla pulitura metalli, in un capannone attiguo alla cromatura, la mia macchina era proprio qui (e ci mostra la zona dove era piazzato il macchinario, ndr). Era tutto aperto, i portoni tra i reparti non erano mai chiusi, quindi i vapori e le polveri della cromatura circolavano liberamente. A seguito di alcuni controlli al Cto di Padova, dal '76 al '77 mi hanno riscontrato alcuni problemi all'apparato respiratorio: avevo la mucosa del naso che sanguinava, mi individuarono un tumore al polmone. I mecici che mi visitavano mi chiedevano quante sigarette fumavo, ma in verità in vita mia non avevo mai toccato una sigaretta. Allora il dottor Sarto mi ha consigliato di cambiare lavoro, se volevo vivere. Senza dire nulla ai dirigenti della Tricom, feci domanda alla scuola di Nove dove assunsero come bidello. Ora faccio sempre i miei controlli periodici, la parte malata del polmone si è seccata e così, fortunatamente, a differenza di alcuni miei compagni di lavoro che non ci sono più, sono ancora qui a raccontare la mia storia».
«Prima di dare il patrocinio, ho letto il libro della Baù tutto d'un fiato - confessa Giada Scuccato, sindaco di Pozzoleone - ne sono rimasta sconvolta per i contenuti e le realtà emerse. Pur confinando con Tezze, avevo sentito parlare del cromo di Tezze, ma prima d'ora era un problema per la sinistra Brenta. Leggendo il libro di questa ragazza che ha più o meno la mia età, ho aperto gli occhi su una triste e cruda realtà, ho capito che di fronte a certe situazioni bisogna fare squadra».
«Purtroppo quello del cromo non è l'unico problema grosso della Provincia - hanno confermato Vincenzo Restaino e Francesco Basso dell'Arpav - ci sono emergenze riscontrate anche nella Valle dell'Agno, una cinquantina di pozzi artesiani sono interessati, a sud di Pianezze e qui vicino per una fabbrica di vernici ora dismessa». «Per fermare certi reati ambientali - ha aggiunto Restaino, direttore provinciale - ci vogliono poche leggi chiare e precise e poi ci vuole la certezza della pena: se mi viene riconosciuto il dolo, devo pagare. Al momento le leggi sono troppe, mille i cavilli a cui i colpevoli possono aggrapparsi».
«Anche per questo caso di grave inquinamento del suolo e della falda - precisa Francesco Basso che ha seguito la questione galvanica fin dal 2001 - con tre processi conclusi e con colpevoli che hanno nome e cognome, nessuno ha pagato: nessuno è andato in carcere e i soldi per ricerche, barriere idrauliche e bonifica arrivano ancora una volta dai cittadini che non hanno colpe».
«Il nostro comune - dice il sindaco tedaroto Valerio Lago, assente alla serata perchè impegnato in una riunione in Propvincia - è seriamente impegnato per risolvere questo disastro ambientale provocato dall'uomo solo per scopo di lucro. Fino a quando sarò sindaco continueremo a festeggiare il primo maggio nella ex fabbrica, pensando a quanti sono morti o ammalati».
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