«È dal 2004 che segnalo a chi di dovere le problematiche che minano il Ponte degli Alpini». Roberto Verin, l'autore del cartello apparso l'altro ieri su un pilone, nel quale chiede scusa al monumento per lo stato in cui si trova, da anni è il custode morale del simbolo cittadino, che conosce in ogni dettaglio, fuori e dentro l'acqua.
Oltre a cercare di tenere in ordine e pulito il sito attorno all'opera palladiana, spesso ricettacolo di oggetti abbandonati da maleducati, Verin monitora i legni. «Ho ripetutamente fatto presente la schiuma ed altre chiazze non identificate che spesso si notano a pelo del fiume, e poi gli scarichi che danno direttamente sul Brenta - riferisce - ho raccolto centinaia di bicchieri di vetro gettati nel fiume proprio dal ponte. Infine, le segnalazioni relative alle assi danneggiate che ho rilevato durante le ispezioni in acqua e all'esterno».
Situazioni note da tempo, quindi, quelle che stanno emergendo in queste settimane e che Verin ha puntualmente riportato alle amministrazioni comunali succedutesi in questo decennio. «Il degrado di cui si parla oggi, è il risultato di anni di incuria - ha proseguito - non è certo una novità. Ora per rimettere in sesto il ponte ci vorrà un intervento accurato, lungo e dispendioso».
Nel cartello posto su uno dei piloni del monumento Verin accusava le amministrazioni di incuria. «Era pronto già dalla scorsa primavera, ma la portata del fiume era tale che ho atteso la settimana meno piovosa degli ultimi mesi per collocarlo», ha precisato.
Sull'episodio di «protesta pacifica e silenziosa», abbinato a quello, sempre spontaneo, di alcuni cittadini che nei giorni scorsi si sono ritrovati di fronte al Tempio Ossario, chiuso da anni, il sindaco Riccardo Poletto si dimostra comprensivo. «Queste dimostrazioni denotano l'attaccamento dei bassanesi ai luoghi simbolo della città - osserva il primo cittadino - In qualsiasi caso, da quando ci siamo insediati, lo scorso giugno, abbiamo subito preso in mano la questione del ponte e credo che siano stati fatti significativi passi in avanti per quanto riguarda la predisposizione di un piano di intervento».(((forinr)))
Oltre a cercare di tenere in ordine e pulito il sito attorno all'opera palladiana, spesso ricettacolo di oggetti abbandonati da maleducati, Verin monitora i legni. «Ho ripetutamente fatto presente la schiuma ed altre chiazze non identificate che spesso si notano a pelo del fiume, e poi gli scarichi che danno direttamente sul Brenta - riferisce - ho raccolto centinaia di bicchieri di vetro gettati nel fiume proprio dal ponte. Infine, le segnalazioni relative alle assi danneggiate che ho rilevato durante le ispezioni in acqua e all'esterno».
Situazioni note da tempo, quindi, quelle che stanno emergendo in queste settimane e che Verin ha puntualmente riportato alle amministrazioni comunali succedutesi in questo decennio. «Il degrado di cui si parla oggi, è il risultato di anni di incuria - ha proseguito - non è certo una novità. Ora per rimettere in sesto il ponte ci vorrà un intervento accurato, lungo e dispendioso».
Nel cartello posto su uno dei piloni del monumento Verin accusava le amministrazioni di incuria. «Era pronto già dalla scorsa primavera, ma la portata del fiume era tale che ho atteso la settimana meno piovosa degli ultimi mesi per collocarlo», ha precisato.
Sull'episodio di «protesta pacifica e silenziosa», abbinato a quello, sempre spontaneo, di alcuni cittadini che nei giorni scorsi si sono ritrovati di fronte al Tempio Ossario, chiuso da anni, il sindaco Riccardo Poletto si dimostra comprensivo. «Queste dimostrazioni denotano l'attaccamento dei bassanesi ai luoghi simbolo della città - osserva il primo cittadino - In qualsiasi caso, da quando ci siamo insediati, lo scorso giugno, abbiamo subito preso in mano la questione del ponte e credo che siano stati fatti significativi passi in avanti per quanto riguarda la predisposizione di un piano di intervento».
