Tenente finì nella lista nera ma la marocchina è "sparita"

Martedì 24 Novembre 2015
Che fine ha fatto Meriem Rehaily, la bella marocchina diciannovenne autrice di una inquietante killing list contenente dati anagrafici, numeri di telefono e indirizzi di casa di alcuni ufficiali delle forze dell'ordine italiane, tra cui anche il nominativo di Gabriele Favero, ufficiale comandante della Tenenza dei carabinieri di Dolo? Il sospetto più fondato porta a non escludere che Meriem Rehaily si trovi attualmente in Siria per combattere con l'Isis in qualità di "foreign fighter". In Italia ha lasciato mamma, papà e tre fratelli. Dopo i recenti attacchi terroristici a Parigi, gli investigatori vogliono rileggere tutta la vicenda. Lo scorso maggio la studentessa di origini marocchine, residente in frazione Vallonga di Arzergrande nel Padovano, aveva diffuso in rete un messaggio in lingua inglese tramite il quale forniva «ai fratelli islamici presenti in Italia» una lista di persone affinché «provvedessero a colpire». L'elenco era composto da nove persone. Oltre ai nominativi di due importanti generali dell'Arma, del questore di Firenze Raffaelle Micillo e di altre autorità meno note, nella killing list figurava anche quello del tenente dei carabinieri di Dolo Gabriele Favero. La lista era stata intercettata dall'apparato antiterrorismo ed inizialmente giudicata «poco attendibile». Una tesi che ora sembra però da rileggere. Di Meriem Rehaily non si hanno più notizie dall'agosto scorso. La ragazza era stata indagata dalla Procura di Roma e stava per essere arrestata. Lei invece è riuscita a beffare tutti. Nei primi giorni di agosto si è resa irreperibile riuscendo a raggiungere in treno Bologna, dal cui aeroporto si è imbarcata su un volo diretto in Turchia. Aveva acquistato il biglietto d'aereo presso una agenzia di Piove di Sacco. I genitori hanno sempre escluso l'ipotesi che Meriem si sia recata in Siria per combattere a fianco dell'Isis. Gli inquirenti non si pronunciano ma nemmeno escludono tale eventualità.
Secondo le sue ex compagne di classe dell'istituto tecnico ad indirizzo linguistico "De Nicola" di Piove di Sacco, Meriem covava il desiderio di vivere da occidentale. Che tradotto vuol dire potersi vestire alla moda, uscire la sera con gli amici e trovarsi un fidanzato. Ciò avrebbe creato non pochi conflitti in famiglia e tale condizione potrebbe avere influito sulle scelte di Meriem di allontanarsi da casa. Per andare dove non si sa. La ragazza era in contatto con un giovane romano che a sua volta è stato indagato per questioni legate al terrorismo.
Anche se l'indirizzo di casa del tenente di Dolo Gabriele Favero citato nella killing list non risultava esatto, per l'ufficiale di Dolo erano scattate per un certo periodo particolari misure di sicurezza. Perché tra le nove persone minacciate di morte ci fosse anche il comandante della Tenenza dei carabinieri di Dolo resta ancora un rebus. «Sono sì scosso dalla notizia, ma le intimidazioni fanno parte della mia professione e niente e nessuno potrà farmi desistere dalla mia condotta lavorativa», aveva detto il 33enne tenente dei carabinieri Gabriele Favero all'indomani delle minacce di morte apparse su internet nei suoi confronti. Prima di arrivare a Dolo l'ufficiale era stato in servizio a Bari e a Roma, ma non aveva mai avuto a che fare con operazioni che avessero coinvolto soggetti islamici.
Roudani Rehaily, il padre di Meriem, qualche sera fa ha partecipato ad fiaccolata contro le vittime del terrorismo che il comune di Arzergrande e le parrocchie locali hanno organizzato in paese. Continua a dire che non sa più nulla di sua figlia da agosto e si considera solo un papà che sta «passando il periodo più brutto della sua vita».
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