Tangenti per le bonifiche all'ex ministro Matteoli

Giovedì 30 Ottobre 2014
La prima inchiesta ad arrivare a conclusione su presunti illeciti nelle attività di bonifica di Porto Marghera è quella che riguarda l'ex ministro dell'Ambiente, Altero Matteoli, tra i fondatori di Alleanza nazionale, attuale senatore di Forza Italia. Alla fine di settembre il Tribunale dei ministri di Venezia ha terminato gli accertamenti chiedendo alla Procura di trasmettere gli atti al Senato al fine di ottenere l'autorizzazione a procedere nei confronti di Matteoli e delle altre persone indagate assieme a lui per il reato di corruzione. Il Tribunale dei ministri si è convinto, infatti, che furono pagate mazzette in cambio dell'assegnazione dei lavori di bonifica di Porto Marghera: «É dimostrato un asservimento alle politiche del Consorzio Venezia Nuova del politico Altero Matteoli nella sua veste non solo di ministro dell'Ambiente, ma anche di ministro delle Infrattruture», su legge nel provvedimento conclusivo dei giudici veneziani, sulla base del quale la Giunta della autorizzazioni a procedere ha già incardinato il caso, lasciando dieci giorni di tempo agli indagati per depositare memorie difensive.
La vicenda è piuttosto complessa e ruota attorno ai 271 milioni di euro che, nel 2001, Montedison si impegnò a versare al ministero dell'Ambiente, a conclusione di una transazione, per contribuire alle bonifiche necessarie a Porto Marghera, dopo anni di inquinamento industriale. Matteoli affidò i lavori direttamente al Consorzio Venezia Nuova, senza passare per alcuna gara pubblica: in cambio di questo "regalo", l'allora ministro avrebbe ricevuto da Mazzacurati e Baita somme di denaro (rispettivamente di 400mila e 150 mila euro), ma anche e soprattutto l'affidamento di opere alla società Socostramo, dell'amico imprenditore Erasmo Cinque. Con un investimento di soli 25mila euro (necessari per acquisire lo 0,006 del Cvn) la Socostramo avrebbe beneficiato di un utile complessivo, al lordo delle imposte, di 48 milioni di euro.
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