Stoccata al veleno di Casson «Giunta di 4 amici al bar»

Venerdì 3 Luglio 2015
«La lista civica che porta il mio cognome e quella del Pd? Diverse quanto i gruppi consiliari: io sono qui per parlare solo a nome del mio». Dopo la pausa di riflessione in Asia Felice Casson conferma la sua disponibilità fare il capogruppo dell'omonima lista, «per rappresentare chi l'ha votata e contribuire alla crescita di persone alla loro prima esperienza politico-amministrativa». Senza fare gruppo unico con il Pd, «che è altra cosa, a livello di voti nella coalizione si è classificato solo secondo, e con il quale avrò unicamente rapporti istituzionali».
«Ovviamente manterrò gli altri incarichi, dividendomi tra Venezia e Roma - ha continuato l'ex candidato sindaco del centrosinistra - E dal momento che in mia assenza l'attività del gruppo dovrà comunque essere coordinata, ci sarà un vicario, nominato dallo stesso a rotazione e dalla durata individuale ancora da definire. Il primo sarà Nicola Pellicani. Ma ripeto, a rotazione lo faranno tutti, perché tutti dovranno farsi le ossa. Inoltre, ci attiveremo a livello di commissioni e gruppi di lavoro trimestrali, per confrontarci periodicamente con i cittadini».
In conclusione, una battuta del senatore anche su legge speciale e grandi navi: «I rispettivi procedimenti devono continuare, e in materia non vedo la necessità di modificare la rotta in base ai desiderata del nuovo sindaco. Tanto più che un progetto sul canale Vittorio Emanuele non c'è, e parlarne ora è solo una perdita di tempo».
Poi, aperta la seduta, la non partecipazione al voto per il presidente del Consiglio comunale. E a commento delle parole di Brugnaro, un intervento «non meno politico», nel quale Casson ha ammonito lui, la Giunta (definita ironicamente «Quattro amici al bar, che cercano di costruire un progetto politico ma non ci riescono») e la maggioranza che «la casa comunale è la casa di tutti, non una casa privata. E di tutti deve restare. Chiudersi in se stessi sarebbe un errore». E replicato prontamente a chi dal pubblico gli ha gridato «Via i magistrati», con un «Meglio via i ladri e i corrotti». Oltre a soffermarsi sul fatto che al ballottaggio «i votanti sono stati meno del 50%», sulla validità del suo progetto politico alternativo e sulla necessità di «trasparenza e apertura reali, libero accesso agli uffici e massima libertà per la stampa».
Vettor Maria Corsetti

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