Stipendi d'oro, il Consorzio svolta

Sabato 3 Ottobre 2015
Addio stipendi d'oro al Consorzio Venezia Nuova. Con il nuovo giro di vite deciso dalla triade commissariale che governa il post "ciclone Mose", il periodo delle vacche grasse pare finito, visto che c'è da ripianare un passivo di 30 milioni. Ne sa qualcosa il direttore Hermes Redi, la cui mansione è stata ridimensionato a semplice "direttore tecnico" e l'emolumento ridotto da 500mila a 200mila euro l'anno (tanto quanto i commissari), in virtù di una delibera con cui l'altro ieri il Cvn ha ridefinito l'assetto organizzativo.
DIRIGENTI D'ORO - Ne sanno qualcosa anche i 5 dirigenti "dismessi" per i quali si è trovata la strada della liquidazione (ma qualcuno ipotizza che potranno restare come consulenti) e i 2 retrocessi a rango di "quadro". Un bel risparmio, tenuto conto che c'era qualche dirigente che costava anche 350mila euro l'anno. Ora di dirigenti ne sono rimasti solo 2, il minimo sindacale per far funzionare la macchina. È vero che sono stati fatti 7 nuovi "quadri" (pattuglia formata dai 2 dirigenti retrocessi e da 5 nuove promozioni), ma a differenza del passato, quando questa mansione veniva affidata a figure più tecniche, ad esempio geometri, da ora in poi la preferenza va a chi ha una laurea. Che costa meno.
IMPIEGATI MIRACOLATI - Ne sanno qualcosa anche quegli impiegati amministrativi che, chissà mai per quale concessione divina, portavano a casa anche 3.500 euro al mese netti per svolgere le stesse mansioni che altri colleghi, di pari livello (la maggioranza), svolgevano per la metà.
Insomma, se fino a poco tempo fa lavorare al Consorzio Venezia Nuova poteva voler dire per alcuni vincere alla lotteria, un po' come per il Casinò del resto, ora la linea pare radicalmente mutata. Perfino i piloti delle barche di servizio, ridotte da 5 a 4, pur restando assunti a tempo indeterminato, dovranno tagliare i corposi straordinari e turnarsi a seconda della disponibilità.
LA CRISI - Dal 18 settembre ufficialmente è partito il contratto di solidarietà per scongiurare gli esuberi: un successo dei sindacati, un'apertura da parte della società. Ciascun lavoratore deve rinunciare a 11 ore al mese, ma va da sè che già serpeggia un certo malumore tra chi ha carichi di lavoro maggiori. Ieri il personale amministrativo ha lavorato per mezza giornata. Ed è proprio il personale amministrativo (la metà dei 119 dipendenti del Cvn) a essere più sulla corda, per ciò che sarà del futuro.
Il commissario Luigi Magistro ieri ha confermato: «Il Consorzio ha la sua ragione d'essere in quanto collegato al Mose. L'opera sarà conclusa nel 2018 e poi ci vorranno un paio d'anni di avviamento. A qual punto il nostro lavoro di commissari sarà completato. È quello il nostro orizzonte». Come dire che il dopo Mose, la fase della gestione, è tutta da inventare. Da una parte il ministero delle Infrastrutture deve decidere come saranno gestite l'opera e l'intera salvaguardia della laguna. Dall'altra la Città metropolitana, con il sindaco Luigi Brugnaro, vuole avocare a sè tutte le competenze della salvaguardia lagunare e idrica dell'intero bacino.
LICENZIAMENTI - In trepida attesa sono anche i dipendenti del Magistrato alle acque, organismo che - precisa Magistro con una distinzione non da poco, soprattutto se paragonata a ciò che avveniva in passato - «lavora al nostro fianco, non sopra di noi».
THETIS - E in ansia sono anche i 120 lavoratori di Thetis, che ieri in assemblea hanno esaminato la lettera con cui l'azienda comunica i 20 esuberi e la volontà, da parte dell'azionista di maggioranza Consorzio Venezia Nuova, di cedere la società. Una decisione motivata con la riduzione delle attività svolte da Thetis per il Cvn e legate al Mose (nella lettera si scrive che Thetis «risente della specificità di rapporti con il Cvn») e con lo scenario di vedere in bilico altri 27 lavoratori che Thetis aveva concesso al Magistrato alle acque (oggi Provveditorato interregionale delle opere pubbliche) dietro il pagamento di una commessa da parte del Consorzio. Se il contratto non verrà rinnovato alla scadenza del 31 dicembre, anche questi resteranno a casa.
Insomma, intrecci e gestioni che alla fine ricadono su un bel manipolo di lavoratori. Ora ci sono 45 giorni per una trattativa tra sindacati e azienda, dopo di che si andrà alla direzione provinciale del lavoro. Senza accordo, tra 75 giorni scatta il piano aziendale con il ricorso agli ammortizzatori sociali.
Il paradosso (o meglio, uno dei paradossi) è che Thetis resta una punta di diamante nel settore dell'ingegneria ambientale, con commesse in tutto il mondo. Brugnaro dice che se la Città metropolitana dovesse assumere la gestione dell'intera salvaguardia e del Mose, si potrebbero garantire le professionalità locali. Nel frattempo però, complice la riduzione dei lavori al Mose, Thetis è passata da un valore della produzione di 25 milioni nel 2013 ai 18 previsti del del 2015. Un certo rammarico serpeggia, se si pensa che la società si è vista rescindere un contratto da 3 milioni e mezzo di euro per la gestione del trasporto di Malta, mentre avanza 4 milioni dal Comune di Roma per la gestione del trasporto pubblico. Ma nella capitale oggi hanno altri problemi.
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