Rialto, un ricorso "minaccia" il restauro

Martedì 21 Aprile 2015
Giovedì scorso Renzo Rosso, il patron di Diesel e finanziatore dell'opera con 5 milioni di euro, ha dato il via al restauro del ponte di Rialto, affidato all'associazione temporanea d'imprese capitanata dalla veneziana Lares e dalla trevigiana Setten. Lavori cominciati senza tener conto del convitato di pietra (il termine qui calza a pennello), poiché dall'aggiudicazione, avvenuta a metà febbraio, c'erano trenta giorni di tempo per l'impugnazione di fronte al Tar.
Almeno un ricorso, in effetti, è stato depositato al Tar e si tratta di quello presentato dall'associazione temporanea di imprese classificatasi al secondo posto in graduatoria: l'Ati tutta veneziana composta da Sacaim e da un gruppo di artigiani restauratori della pietra tra i quali c'è Giovanni Giusto, il quale nel 2011 con il Consorzio dei Tajapiera aveva regalato il restauro della malconcia rampa del ponte ai piedi del palazzo dei Camerlenghi. Oltre alla richiesta di annullamento del merito, è stata richiesta una sospensiva che andrà in discussione domani.
Sempre domani dovrebbe andare in discussione al Consiglio di Stato a Roma il ricorso presentato in secondo grado da Italia Nostra che da sempre si è espressa contro il progetto di riuso commerciale del Fontego dei Tedeschi, e che ha da sempre contestato il risultato dei negoziati tra Comune e gruppo Benetton sull'"uso pubblico".
A fine 2014 il Tar del Veneto aveva bocciato nel merito i motivi presentati dagli ambientalisti contro Edizione Property (gruppo Benetton) dopo il primo no alla sospensiva. Anche in questo caso è stata chiesta in via principale la sospensiva dell'autorizzazione concessa dal Comune, che ha portato l'azienda ad investire 30 milioni nei lavori di ristrutturazione. Un altro restauro nel cuore di Venezia appeso dunque ad un filo a causa dei ricorsi alla giustizia amministrativa.
RUGA DEI ORESI - Ieri si è tenuto un incontro tra amministrazione comunale e Soprintendenza per valutare il progetto di riordino proposto da una quarantina (du 50) di titolari dei negozi disposti sotto le arcate dei X Savi. Il punto era quello di capire se il progetto rispettasse o meno le linee guida di Palazzo Ducale. In Comune, come anticipato una decina di giorni fa, erano emerse alcune perplessità su diverse soluzioni adottate, come le serrande a rotolante invece che a libro e la grandezza degli elementi che dovrebbero sostituire le pedane a terra.
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci