Quando l'omicida denunciò il racket

Sabato 22 Novembre 2014
«Sono stato minacciato. C'è una persona, italiana, che vuole 1.000 euro per lasciarmi lavorare e una percentuale su quanto guadagno ogni giorno con il trasporto dei bagagli». Hussain Musharraif aveva telefonato in redazione al Gazzettino qualche mese fa, in piena estate e ci aveva chiesto di denunciare questo fatto. Una storia, la sua, che sembrava metterlo nella condizione di vittima di un sistema che, però, non sembrava aver trovato riscontro, almeno tra le forze dell'ordine. E che, alla luce di quanto emerso finora dalle indagini della polizia, non pare aver alcuna connessione con il delitto.
«Sono venuto in Italia tanti anni fa. Poi ho portato anche mia moglie. Abito a Mestre, in viale San Marco e tra poco diventerò padre di nuovo - raccontava con un italiano discreto con qualche inflessione dialettale - Avevo già un lavoro in un cantiere, ma a novembre dello scorso anno mi hanno proposto di aprire la partita Iva e di fare il porter. Ho accettato perché potevo portare a casa qualche soldo in più. Ho pagato le tasse, la licenza. Ma non posso lavorare se qualcuno mi chiede una percentuale di quanto guadagno onestamente e mi minaccia». Musharraif, che in questi mesi è diventato padre per la seconda volta, sembrava una persona impaurita ma consapevole e determinata sulla scelta che aveva fatto qualche mese fa. «Ho denunciato questa cosa ma non è successo nulla. E io ho bisogno dei soldi per la mia famiglia. Lavoro come se facessi i turni, porto le valigie dei turisti, chiedo 5 euro ma a volte anche meno. Mi chiamano anche per portarle sui barconi. Io sono uno che fa le cose regolari». Delle sue denunce su presunte minacce, in effetti, dopo averlo verificato direttamente con le forze dell'ordine, non v'era traccia. E nemmeno riscontri diretti di quella storia sulle minacce, su un presunto pizzo da pagare a qualcuno solo per avere la possibilità di lavorare nell'area compresa tra piazzale Roma e la stazione ferroviaria. Una fetta di passato da chiarire per gli inquirenti ma che, secondo i primi accertamenti, non sembra aver alcun tipo di connessione con la reazione di Musharraif due sera fa nel piazzale della stazione e con l'uso del coltello, arma che, pare, i bengalesi portino sempre con loro e sappiano usare molto bene.
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