Profughi, l'ira dei sindaci

Martedì 21 Aprile 2015
Profughi, l'ira dei sindaci
Altri undici profughi alla Croce Rossa a Jesolo. Un arrivo continuo in Provincia. E proprio in queste ore ne arriveranno altri 50 che, già ieri mattina, sono stati distribuiti in sedi e luoghi nel territorio.
I DATI - I numeri, comunque, confermano una situazione chiara in tutta la provincia di Venezia: 426 migranti presenti nelle strutture temporanee e complessivamente 1748 profughi arrivati (dei quali 1322 se ne sono perse le tracce).
JESOLO - Intanto i migranti giunti a Jesolo sono stati accolti ieri mattina dal personale in servizio nella struttura di via Levantina. Anche i nuovi arrivati, al pari degli 11 arrivati sabato notte, sono migranti sbarcati nei giorni scorsi a Lampedusa. Si tratta di ragazzi tra i 18 ed i 20 anni, provenienti dal Senegal e dal nord-est dell'Africa.
Un'operazione di accoglienza che si è svolta nel massimo riserbo e che non ha mancato di alimentare le solite polemiche. Proprio ieri il sindaco Valerio Zoggia ha risposto con una lettera all'invito del prefetto Domenico Cuttaia che nei giorni scorsi ha chiesto al Comune la disponibilità di individuare degli alloggi in immobili pubblici adatti ad ospitare dei migranti. «La nostra posizione non cambia - ha spiegato - non abbiamo alcun alloggio disponibile in immobili di proprietà comunale da destinare a questo scopo. E non penso che se ne troveranno anche nei prossimi giorni. Per quanto riguarda anche le strutture private dubito che hotel e alberghi in questo momento di avvio della stagione turistica riescano ad offrire delle soluzioni per risolvere il problema». Il sindaco va oltre ai pregiudizi, ma ribadisce che la città non è adatta per accogliere queste persone. Soprattutto in prospettiva, visto che la Cri potrebbe accogliere altri 20 migranti. «Sappiamo benissimo che questa gente ha bisogno di aiuto - conclude il sindaco - ma Jesolo non è la città adatta per farlo e non lo può essere solo per il fatto che esiste una struttura della Croce Rossa. Siamo all'inizio della stagione e temiamo delle ripercussioni. Chi solleva le solite polemiche contro l'Amministrazione lo fa solo perché cerca visibilità».
MUSILE - E anche il sindaco di Musile di Piave, Gianluca Forcolin non le manda a dire. «Non abbiamo strutture da mettere a disposizione. Anche perchè abbiamo molti problemi a livello sociale. Sarebbe più giusto riuscire ad aiutarli a casa loro. Io qui mi devo impegnare per risolvere i problemi dei miei concittadini che fanno la coda allo sportello sociale del Comune, che non riescono a pagare l'affitto; il buono pasto per i propri figli a scuola. Far venire qui questa gente potrebbe voler dire far sì che possano finire nelle sgrinfie della criminalità perchè qui non c'è lavoro. Non abbiamo niente da offrire loro. Aiutiamoli lì a casa loro, usiamo l'esercito, chiediamo l'intervento dell'Onu, tutte cose che finora il governo non ha fatto».
SCORZÈ - E dello stesso parere, anzi anche con più veemenza interviene il sindaco di Scorzè, Giovanni Battista Mestriner: «Siamo di fronte ad una politica fallimentare - dice - Il nostro territorio è già saturo e qui non c'è alcuna prospettiva per i migranti. Nel frattempo stiamo spendendo un marea di soldi per gestire una falsa accoglienza. Abbiamo di fronte tutta gente che è di passaggio e che non vede l'ora di andare nel resto d'Europa. E il governo intanto che fa? Dovrebbe bloccare i flussi migratori, ma finora non lo ha fatto. E anche l'Unione europea è sparita nel nulla. Ed è ignobile che il governo chiami in causa i sindaci per risolvere una politica sbagliata e paradossale».
BIBIONE - Ostenta infine tranquillità il sindaco di San Michele Pasqualino Codognotto: «Resto fermo all'ultimo incontro in prefettura nel mese scorso quando mi fu assicurato che a Bibione non ne sarebbero arrivati altri. Con la stagione alle porte ovviamente qualche problema ci sarebbe».
(Ha collaborato

Giuseppe Babbo)

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