Orsoni e la squadra: ascesa, carriera e ruoli di 7 fedelissimi

Venerdì 20 Giugno 2014
Orsoni e la squadra: ascesa, carriera e ruoli di 7 fedelissimi
Il primo che sentiva ogni mattina prestissimo è Vittorio Ravà. Uno che ha sempre ascoltato, anche se non ha avuto ruoli nell'Amministrazione, è Riccardo Calimani. Assieme ad Antonio Armellini, Marco Agostini, Ugo Bergamo, Romano Morra e Giovanni Seno, sono gli "uomini d'oro" del sindaco Giorgio Orsoni. Le persone con le quali ha avuto un rapporto più stretto nel corso della sua avventura alla guida della città di Venezia.
Vittorio Ravà è stato voluto da Orsoni alla guida del Casinò, nominato a giugno del 2010 (tre mesi dopo l'elezione del sindaco) amministratore delegato e anche direttore generale, in seguito alle polemiche dimissioni di Carlo Pagan finito poco dopo ai vertici della Casa da gioco di Campione. Prima di arrivare al Casinò, Ravà era stato responsabile della comunicazione per Benetton e Fiat Auto, vicepresidente dell'Upa (Utenti pubblicità associati), amministratore delegato della concessionaria di pubblicità Publikompass, opinionista economico del giornale Libero, consulente per la comunicazione dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Da giugno dell'anno scorso non è più amministratore delegato, e come direttore generale il suo contratto scadrà a fine giugno del prossimo anno.
Antonio Armellini è un ambasciatore in pensione (il suo ultimo incarico in India) che il sindaco Orsoni ha voluto come consulente. Pagato con un onorario annuo lordo di 60 mila euro, più 10 mila per il rimborso delle spese di trasporto per raggiungere la sede di lavoro, e altri 20 mila per le trasferte istituzionali, aveva il compito di tessere relazioni internazionali, del tipo gemellaggi, convegni, visite ufficiali all'estero, per valorizzare il ruolo di Venezia dal punto di vista produttivo e occupazionale, anche in vista di Expo 2015. L'iniziativa di Orsoni suscitò proteste di consiglieri di minoranza e di maggioranza che non vedevano la necessità di una tale spesa. L'incarico ad Armellini scade in queste settimane, e la delibera per il rinnovo era pronta; quando Orsoni finì ai domiciliari, venne sottoposta per l'approvazione al reggente Sandro Simionato che però non l'ha firmata.
Poi c'è Marco Agostini: appena eletto, Orsoni lo nominò direttore del suo gabinetto e responsabile delle relazioni esterne e della comunicazione, e un mese dopo direttore generale del Comune, il numero uno dell'Amministrazione veneziana, costringendolo però a rinunciare agli incarichi di capo degli ispettori del Casinò e soprattutto di comandante generale del Corpo della polizia municipale che tanto amava e che aveva assunto da pochissimo tempo ma quando il dovere e la responsabilità chiamano bisogna obbedir tacendo. È un uomo che ha passato tutte le amministrazioni veneziane di centrosinistra degli ultimi vent'anni e passa, quindi vicino a tanti sindaci (era stato, ad esempio, anche capo di gabinetto di Paolo Costa e, da agosto 1990 a giugno 1993 del sindaco Ugo Bergamo). Ma è solo con Orsoni che è diventato il braccio destro del sindaco dentro a Ca' Farsetti, coronando la sua carriera veneziana con un incarico più che fiduciario.
L'avvocato Ugo Bergamo è, tra gli assessori dell'ex Giunta Orsoni, quello che si è sentito più tradito dal sindaco. Il giorno in cui Giorgio Orsoni ha ritirato le deleghe a tutti, Bettin scagliò un bicchiere di vetro contro il muro, Bergamo invece mantenne un aplomb invidiabile ma era molto adirato. L'uomo che ha permesso all'ultima Giunta di superare tutti gli scogli durante quattro anni di non facile navigazione, specie con le insofferenze del Pd, era sempre stato graniticamente a fianco di Orsoni, guidando la Mobilità.
La storia di Giovanni Seno all'interno del circolo dei fidati di Orsoni parte in maniera un po' diversa. Inizialmente era stato segnalato dal Pd, poi man mano il sindaco si è trovato molto bene con il professionista. La sua nomina, si può dire, non è stata totalmente di iniziativa del sindaco ma in seguito pienamente condivisa. Anche se provocò non pochi malumori, ad esempio di Antonio Stifanelli presidente di Pmv e dell'Udc che aveva il suo uomo di riferimento in Bergamo: si sentivano un po' condizionati da questo nuovo vertice di Avm che, come agenzia generale della mobilità, aveva un ruolo molto forte e rischiava di oscurare altre posizioni.
Romano Morra, vicentino, è stato voluto da Orsoni a capo del suo gabinetto, nel posto che Cacciari aveva assegnato a Maurizio Calligaro. Avvocato, "prelevato" dagli uffici dell'avvocatura regionale, Morra ha sempre lavorato dietro le quinte, tanto quanto Calligaro era il "front man" di Cacciari.
Riccardo Calimani, infine, non ha bisogno di presentazioni: è uno scrittore e un affermato studioso dell'ebraismo, ha lavorato alla Rai Tv anche come direttore di palazzo Labia. Pur non avendo alcun incarico nell'Amministrazione veneziana, è stato tra le persone che Giorgio Orsoni ha più ascoltato in questi quattro anni da sindaco e, con lui a fianco, è arrivato a Ca' Farsetti venerdì scorso subito dopo che i giudici gli avevano revocato gli arresti.
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