Molina: «Primarie di partito, il Pd abbia il coraggio di correre da solo»

Mercoledì 3 Settembre 2014
La sensazione è che le prossime settimane saranno molto "intense" in casa Pd. C'è chi sta già scaldando i motori, si sono i primi movimenti i vista delle elezioni comunali, ma la quetsione che tiene banco al momento è: si faranno o no le primarie? E saranno primarie di partito o di coalizione, come nel 2010? «Primarie senza se e senza ma» è lo slogano di Jacopo Molina, renziano della prima ora, e papabile candidato a sindaco. Secondo Molina non ci sono dubbi: «Per riconquistare la fiducia - dice Molina - la politica può percorrere una sola strada, quella del dialogo con le persone. La prima tappa è necessariamente far scegliere ai cittadini chi li guiderà, mediante le primarie. Spalancate. Aperte a tutti quanti, dai sedici anni in su, siano residenti in Comune di Venezia, siano essi cittadini italiani, dell'Unione Europea e di altri Paesi purché in possesso di permesso di soggiorno (mi piacerebbe potessero votare anche i tanti studenti universitari che studiano nelle nostre Università cittadine dando linfa e vitalità al tessuto sociale)».
Spetterà ai concittadini decidere chi meglio interpreti il bisogno di radicale cambiamento nell'amministrare che è oggi imprescindibile.
«Il Partito democratico - afferma Molina - abbandoni la logica delle alleanze con il bilancino per nomine e incarichi e si decida a presentarsi da solo alle prossime elezioni amministrative. Sia discontinuo rispetto al passato, ambisca a diventare partito di maggioranza assoluta in città (alle elezioni europee di quest'anno ci è andato vicino, raggiungendo il 46%, avendo ottenuto ben 53.500 voti; furono appena 37.000 alle elezioni amministrative del 2010), si concentri sull'efficacia delle proprie proposte di governo cittadino, senza farsi tirare per la giacca da altre forze politiche che spesso si limitano a farlo con un intento meramente utilitaristico».
L'ex consigliere lancia le primarie anche per scegliere i candidati alla presidenza delle Municipalità. «Un modo - conclude - per scegliere persone capaci e con una forte investitura popolare».

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