Ma la Corte dei conti chiede centomila euro a Francesca

Mercoledì 4 Marzo 2015
È accusata di aver contribuito a provocare un consistente danno erariale sia alla Provincia di Venezia, di cui è stata presidente, sia del Comune di San Donà, di cui ha ricoperto il ruolo di sindaco.
Francesca Zaccariotto, ora tra i papabili candidati del centrodestra a sindaco di Venezia, è stata citata a giudizio dalla Procura regionale della Corte dei conti in due diverse inchieste erariali. Il danno contestato nei due procedimenti dai viceprocuratori Chiara Imposimato e Giancarlo Di Maio ammonta complessivamente ad oltre 340mila euro, ma alla dottoressa Zaccariotto viene chiesto di risarcire di tasca propria poco meno di 100mila euro. Il resto viene addebitato a dirigenti, funzionari ed assessori di Provincia di Venezia e Comune di San Donà, suddiviso in quote variabili a seconda della responsabilità contestata.
DIRIGENTE CON LA TERZA MEDIA - Il conto più salato per Francesca Zaccariotto - più di 89mila euro, oltre ad interessi e rivalutazione monetaria - riguarda la Provincia di Venezia e in particolare la nomina di Ornello Teso che, nel 2011, diventò segretario particolare della presidente (con compenso annuo di circa 90mila euro), nonostante fosse in possesso unicamente del titolo di studio di terza media, quando per le posizioni dirigenziali è necessario avere la laurea. Secondo la Procura, Ornello Teso, agente di commercio, ex assessore allo sport, pubblica istruzione e attività produttive, non poteva essere inquadrato al pari di un dirigente (seppure con contratto di collaborazione cordinata e continuativa), ma ad un livello sensibilmente inferiore: il danno viene quindi quantificato nella differenza tra lo stipendio percepito e quello dovuto (pari a circa 25mila euro annui) tra il 2011 e il 2014: in tutto 223mila euro. Sono chiamati a risponderne, oltre alla ex presidente (40 per cento della responsabilità), anche i dirigenti delle Risorse umane, Alessio Bui e Giovanni Braga (20 per cento ciascuno), i responsabili del procedimento, Tatiana Pesce e Federico Schiaoncin (5 per cento ciascuno) e lo stesso Teso (10 per cento).
DIPENDENTE DEMANSIONATA - La seconda citazione a giudizio riguarda una causa persa dal Comune di San Donà, che nel 2013 fu costretto a versare quasi 120mila euro (tra risarcimento e spese legali) ad una dipendente oggetto di un pesante demansionamento: dopo l'insediamento del nuovo sindaco era stata progressivamente esautorata dalle funzioni e lasciata sostanzialmente senza alcun incarico. Tribunale prima e Corte d'Appello poi hanno condannato il Comune a risarcirla. Secondo la Procura, la dottoressa Zaccariotto è responsabile solo in minima parte di questo danno, addebitato quasi esclusivamente al segretario generale, Pietro Ossi, al quale viene chiesto di risarcire oltre 91 mila euro. Per la ex presidente e ad altre 8 persone viene chiesta la condanna al pagamento di 3390 euro ciascuno (oltre ad interessi e rivalutazione monetaria): si tratta degli assessori Alberto Gobbo, Pietro Furlan, Alberto Schibuola, Andrea Seren Rosso, Milena Silvestri, Ornello teso e della dirigente Eugenia Candosin.
I convenuti nelle due indagini erariali hanno respinto ogni addebito, assicurando la regolarità dei rispettivi comportamenti. Ora la parola passa alla Corte dei conti.
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci