La dignità dei genitori, i silenzi di Dario e Andrea La lezione dei Solesin

Mercoledì 25 Novembre 2015
Lacrime. Di commozione, di dolore, ma anche di gioia e di speranza. Era il momento più difficile, quello che avrebbe portato all'addio della loro figlia salutata, baciata, abbracciata per l'ultima volta, viva, sull'uscio di casa, il settembre scorso quando ripartì per Parigi dopo le vacanze estive.
Ma la famiglia Solesin, i parenti, gli amici, quelli veneziani, quelli trentini del fidanzato, quelli venuti da lontano, quelli che l'avevano conosciuta sui banchi di scuola del liceo Benedetti o nelle aule dell'università di Trento, hanno reagito ancora una volta come quella prima intervista rilasciata ai microfoni quando la morte di Valeria era diventata ufficiale, un dolore di tutti.
Dal 13 novembre a ieri mattina erano state poche le parole, i commenti. Ieri però papà Alberto ha letto il suo discorso. Un piglio deciso, un tono senza tentennamenti. Vicino a lui, sul palco, anche Luciana, composta, con le lacrime che scendevano ma con dei sorrisi di approvazione alle parole, ai ricordi delle amiche, degli amici. I grazie e il saluto alla figlia, tutto è di entrambi. Un funerale con rito civile vissuto un po' seduti, un po' in piedi su quelle poltrone in legno che di solito si usano per una festa e non per un addio. Dove siede inconsolabile Dario. Di lui parla il Patriarca Moraglia, di lui parla papà Alberto. Di lui parlano tutti. Lui piange, stringe con un braccio attorno al collo la mamma, incrocia lo sguardo di Andrea. Valeria, il suo "sole", la sua sorella e amica, gli manca. Piange, consuma uno dopo l'altro i fazzoletti bianchi come non era riuscito a fare mercoledì scorso alla veglia. Si mette le mani sul viso, stringe i denti, fissa qualche punto nel vuoto alla ricerca di un ricordo, di un gioco, di un'immagine, magari di uno spritz bevuto assieme a Vale a Rialto. Al suo fianco Andrea. Con la inconfondibile barba rossiccia. È serio, soffre in silenzio, composto. Ascolta, applaude anche lui. Ai discorsi e ai ricordi degli amici, alcuni dei quali non aveva mai conosciuto.
Ma i Solesin ieri si confondevano con i Ravagnani e con altre famiglie giunte da lontano. Come la zia di Andrea e della sorella Chiara, Flavia Angeli scese da Dro, il paese trentino d'origine. «Ho messo i tacchi e il vestito bello perché Valeria lo meritava e sarebbe stata felice di vedermi così» dice sorridendo e piangendo. La famiglia e i parenti da una parte, le autorità dall'altra. Poi, quando tutto finisce le due ali protettrici della bara di Valeria si confondono. Il Capo dello Stato, il presidente Sergio Mattarella si avvicina alla famiglia Solesin, li saluta di nuovo. Li aveva incontrati in forma privata e riservata prima del funerale civile in una sala della Biblioteca nazionale Marciana che ha continuato comunque la sua attività quotidiana. Quindici minuti di colloquio che erano stati preceduti dalle condoglianze personali del ministro della Difesa Roberta Pinotti e della moglie del premier Matteo Renzi, la signora Agnese. Mezzogiorno è suonato, le campane della piazza e dei Mori della Torre lo hanno ricordato. Valeria è attesa a San Michele e dal nonno Mario.
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci