L'OPINIONE

Domenica 1 Marzo 2015
La scorsa settimana avevamo auspicato un deciso rinnovamento nell'amministrazione dei beni culturali di Venezia e nell'elencare i rischi, i problemi, i mali, che affliggono da molti anni il centro urbano e la laguna, ci eravamo posti una domanda: chi verrà a dirigere la nuova Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio di Venezia? Ora sappiamo che un deciso cambio ai vertici delle Soprintendenze, o Poli che dir si voglia, è stato per davvero attuato dal Ministero affidato alle responsabilità di Dario Franceschini. Non si tratta di una novità di poco conto, che ci auguriamo possa preludere all'affermarsi di politiche per i beni culturali in cui si terranno assieme, come abbiamo scritto, «i compiti della tutela con quelli di una indispensabile innovazione», che sappia però essere «sapientemente conservatrice, cioè dinamica nella ricerca di una qualità alta e quindi compatibile con i diversi "asteroidi" storici della complessità veneziana».
Per riuscire nell'impresa, che ha come obiettivo il porre fine al «processo di dissoluzione dell'antica forma urbis» (dentro cui c'è l'agonia di un lungo sconvolgimento sociale, economico e culturale volto a rendere irreversibile il dramma della perdita di connessione tra la cittadinanza e la sua storia), ci sarà bisogno del contributo di altri. Altri che vanno intesi innanzitutto come istituzioni, ma anche come soggetti privati non sempre mossi da intenzioni corrette, trasparenti, pertanto ostili verso quanto rappresenta il nostro patrimonio storico, culturale, ambientale. Cosi il Comune, la Regione, le tante Fondazioni private, o pubbliche che siano, non cerchino di "forzare la mano", di pretendere dal o dalla Soprintendente, ciascuno secondo il proprio "particolare", quanto andrà invece negato, se si vuole che storia, arte e paesaggio vivano in una condizione di "rispetto".
Rispetto dunque del bene comune, che è effettivamente ciò che è mancato in anni recenti e meno recenti. Macroscopiche storpiature sono state compiute in passato, sia sul versante del cosiddetto effimero (carnevali ma non solo) che su quello più strutturale. Sempre nuove mostruosità vengono annunciate e di sicuro dagli orizzonti della globalizzazione finanziaria e speculativa sono in partenza sconosciuti "innamorati" di Venezia e dintorni, desiderosi soltanto di mortificare ulteriormente, a colpi di miliardi, ciò che resta della bellezza della nostra città. Chi si appresta ad assumere la direzione delle Soprintendenze venete e veneziane sappia che nell'area metropolitana di Venezia gravita ormai un peso turistico valutato in 40 milioni di presenze totali e che c'è chi farà di tutto e di più, grazie all'Expo (Biennale compresa), per sommergere una città antica di poco più di 50mila residenti da una apocalisse calcolabile molto oltre i 35 milioni di persone, in gran parte composti da inquietanti "visitatori" che faranno di questo 2015 l'anno orribile di Venezia.
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