E il commissario impone la sua rivoluzione «Non svendo palazzi per sanare i conti»

Sabato 26 Luglio 2014
«La musica è cambiata, per tutti. Ciascuno dovrà fare sacrifici, perché io non o intenzione di vendere i palazzi per ripianare il bilancio». Più chiaro di così il commissario Vittorio Zappalorto non poteva essere, davanti ai presidenti di Municipalità che ieri lo hanno aspettato per un'ora, tanto da spingere il presidente Massimo Venturini e il consigliere Vincenzo Conte (Mestre-Carpenedo) ad andarsene via per protesta. Per ammissione dei rimasti, tuttavia, la riunione è finita «nel migliore dei modi», con l'impegno di Zappalorto a incontrare i presidenti e i dirigenti delle Municipalità ogni quindici giorni, alternando Venezia a Mestre e approfondendo le criticità e le emergenze di ognuna. «Un incontro molto utile - ha commentato all'uscita il commissario - Abbiamo convenuto di rivederci a cadenza fissa, per approfondire quanto oggi mi è stato illustrato solo a grandi linee. Problematiche grandi e piccole, ma queste ultime altrettanto importanti, perché dietro c'è qualcuno o una famiglia in difficoltà. Sulle voci di spesa più delicate, cercherò di incidere il meno possibile».
«E al tempo stesso - ha ribadito - ho voluto chiarire non solo che delle Municipalità ho bisogno, ma che la musica è cambiata per tutti, e tutti in questa fase dovranno fare sacrifici. Perché io palazzi non ho intenzione di venderli».
Durante l'incontro, affrontati temi specifici o comuni a tutti. Maurizio Enzo (Chirignago-Zelarino) ha posto l'accento sui problemi connessi all'ipotesi di accogliere immigrati a Trivignano, e i rappresentanti di Marghera e del Lido hanno ricordato i tanti cantieri fermi (specie quello di piazzale Santa Maria Elisabetta), come l'improrogabilità degli interventi di manutenzione stradale. Mentre Erminio Viero (Venezia, Murano, Burano) ha sottolineato che «le Municipalità devono essere parte attiva dei processi amministrativi, e deleghe dirette e fondamentali come il sociale, i lavori pubblici, la scuola e la cultura non possono subire finanziariamente battute d'arresto».
Vettor Maria Corsetti

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