Carabiniere e bandito, choc a Chioggia

Venerdì 27 Marzo 2015
Incredulità, sgomento e anche preoccupazione. Sono i sentimenti che si vivono a Chioggia dopo la notizia, sconvolgente per molti, che un carabiniere chioggiotto - Jacomo Nicchetto, per tutti Jacopo, 33 anni - avrebbe partecipato con un collega ad una rapina con successivo conflitto a fuoco. Dopo la morte di uno dei figli del titolare del supermarket di Sarno l'accusa è omicidio. «Chiediamo che non vengano divulgati nomi e indirizzi - ha richiesto espressamente il fratello maggiore - non per invocare la privacy ma perché non abbiamo ancora capito che cosa sia successo e abbiamo paura». Jacopo vive con la sua famiglia a Chioggia: la moglie Liliana e i due figli. Lo sconcerto e l'angoscia dei familiari sono comprensibili: che in tutta la vicenda ci siano tanti punti oscuri da chiarire è indubbio. «Come è possibile - sostengono - che questa sia catalogata come una "semplice" rapina in un supermercato nel momento in cui i rapinatori si sono ritrovati inseguiti non dalle forze dell'ordine, ma dai titolari? Come è possibile che che scoppi un conflitto a fuoco in cui ci scappa anche il morto e che vengano arrestati in flagranza di reato due carabinieri, non in missione, ma in permesso?».
La speranza per i familiari e gli amici è che il giovane Chioggiotto non sia un rapinatore ma che sia coinvolto per motivi ancora tutti da chiarire. Tanti amici di Jacopo (tutti lo chiamano così anche se all'anagrafe è Jacomo) sono intervenuti sulla pagine dei social in sua difesa. «Eravamo compagni di classe a scuola - riferisce un coetaneo - è sempre stato una persona tranquillissima, me lo ricordo bene con i suoi occhialetti, non riesco a crederci».
Anche uno dei fratelli ripete lo stesso concetto : «Siamo sconvolti, allucinati. Ci sembra veramente impossibile che Jacopo possa essere coinvolto, come rapinatore, in un fatto simile. E una ricostruzione incredibile, assolutamente incongruente per chiunque abbia conosciuto nostro fratello. Non crediamo possa aver fatto una cosa del genere».
Il padre Armando, autista del 118 in pensione, e il fratello maggiore Daniele, sconvolti da una situazione pesantissima, sottolineano e ribadiscono più volte, con forza, che è ancora una situazione da chiarire. «Pur non conoscendo i servizi che Jacopo doveva svolgere, sapevamo che era spesso in missione un po' in tutta Italia». Quindi i familiari non trovano strano che potesse essere a Salerno.
Jacopo aveva chiesto qualche anno fa di essere riavvicinato a casa ed era ora di stanza alla caserma del IV pattuglione di Mestre insieme all'altro carabiniere coinvolto nella drammatica sparatoria. Quest'ultimo, Claudio Vitale, 41 anni, aveva avuto qualche problema in Campania ed era stato trasferito al nord, a Mestre, dove ha conosciuto Jacopo Nicchetto.
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