Belli: «Venezia mostra la metà dei suoi tesori»

Mercoledì 14 Ottobre 2015
Gabriella Belli, direttrice dei Musei civici, è appena tornata dagli Stati Uniti. E una volta giunta a Venezia si è trovata in mezzo alla questione Klimt-Chagall lanciata negli scorsi giorni dal sindaco Luigi Brugnaro. Tutto a pochi giorni dal rinnovo del consiglio di amministrazione della Fondazione previsto per venerdì prossimo nel quale si dovranno stabilire i nuovi assetti dell'ente dopo l'addio improvviso del presidente Walter Hartsarich, che ha restituito il mandato al primo cittadino. Un fulmine a ciel sereno dopo un anno di proroga dell'incarico assegnato dall'allora commissario prefettizio Vittorio Zappalorto.
Dottoressa, quadri in vendita davvero o provocazione per attirare l'attenzione su Venezia? ?
«Speriamo proprio di no. Sono sicura che verrà trovata una soluzione alternativa alla crisi che attanaglia il Comune di Venezia. Ho l'impressione, e sono convinta, che il sindaco abbia voluto lanciare un Sos giusto e sacrosanto. Ma allo stesso tempo dico che non possiamo permetterci di perdere questi capolavori».
Ne è proprio sicura?
«Non posso far altro che crederlo».
Intanto solo una parte del patrimonio artistico è in mostra. Molto materiale della Fondazione è custodito nei magazzini...
«Abbiamo dei depositi che contengono numericamente molte opere, ma dobbiamo dire che non abbiamo capolavori nascosti. Non ci sono un Tiziano o un Canaletto in soffitta. Va ricordato che il 50 per cento di sculture e dipinti è in esposizione, ben il doppio, ad esempio, per Prado a Madrid che si ferma al 25 per cento di opere esposte. É altresì vero che i nostri depositi sono ricchissimi di materiali del settore Arti Applicate (fotografie, vetro, bronzetti, ceramica, etc,) frutto di un collezionismo di fine Ottocento. Il nostro impegno è quello di esporre più materiale possibile anche nei prossimi anni».
A che punto è il progetto del Correr come museo della città?
«Stiamo lavorando ed è lì che intendiamo "mescolare" il patrimonio culturale veneziano con un nuovo percorso museale. E finalmente mostrare anche materiale inedito, soprattutto delle raccolte fotografiche. Senza contare le collezioni numismatiche e la medaglistica. Ci auguriamo che questo progetto possa andare in porto al più presto».
Poi però se si pensa di vendere...
«Tutto il materiale è di proprietà pubblica. Piuttosto sono disponibile a valutare nuove possibiltà espositive...».
Sarebbe a dire?
«Ad esempio, se ce ne fosse le possibilità, si potrebbe ragionare anche su un loro trasferimento in terraferma. In una sede appropriata in grado di dare sostanza ad una nuova proposta culturale».
Sta pensando all'M9 a Mestre in fase di costruzione?
«Anche sì. E nulla vieta che anche lì possano essere esposti capolavori custoditi nelle sedi veneziane. Può essere un'occasione nuova di espansione».
Intanto in questi giorni si rilancerà anche il museo del Merletto di Burano.
«Verrà aperta una nuova sezione che conterrà le opere del glorioso Premio Burano, 35 quadri che ora si trovano nei depositi dei Musei civici e che raccontano la storia gloriosa della scuola pittorica dell'isola».
Dottoressa e se, alla fine, i famosi quadri venissero venduti?
«Non credo. Io inviterei il sindaco a guardare altrove. Ad esempio nel settore turismo. Ci sono possibilità molto più concrete per cercare di racimolare soldi».
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