Allora, presidente Brugnaro, lei il progetto per Poveglia ce l'ha si

Venerdì 16 Maggio 2014
Allora, presidente Brugnaro, lei il progetto per Poveglia ce l'ha si o no?
«Ma le pare? Certamente».
E che ci vorrebbe fare, se il Demanio sancirà la sua vittoria all'asta?
«Detta in estrema sintesi, un centro internazionale per disturbi alimentari, settore che mi sta particolarmente a cuore. Ma in maniera più ampia, un polo di ricerca e di eccellenza medica, sanitaria, culturale. L'educazione alimentare e i problemi connessi abbracciano più discipline, anche lo sport. E in questo modo resteremo agganciati alla vocazione "sanitaria" dell'isola».
Niente hotel, quindi?
«Ma scherziamo? Nessuno ha mai pensato a una prospettiva del genere, l'ho sempre detto. Oltretutto i vincoli imposti negli allegati al bando di vendita parlano chiaro. E su questo vorrei ribadire qualche considerazione, perché mi pare che su questo argomento non ci sia soffermati abbastanza».
Prego
«Chi ottiene l'isola - e questo lo ha saputo sin dall'inizio anche l'associazione "Poveglia per tutti" - ha l'obbligo, pena decadenza dei diritti, di rispettare le prescrizioni scritte e firmate dal direttore regionale dei Beni culturali, Ugo Soragni».
E cosa prescrive Soragni?
«Chi compra l'isola ha dieci anni di tempo per restaurarla rispettando gli edifici storici, le caratteristiche architettoniche, gli spazi distributivi, l'uso di materiali compatibili, le aree verdi. Non solo, ma deve garantire la fruizione pubblica almeno tre giorni la settimana, per non meno di otto ore, comprese le domeniche e le iniziative pubbliche come le Giornate della cultura. Ci sono tre Soprintendenze che sorvegliano su queste prescrizioni...Chi non adempie perde l'isola. Tutto questo era chiaro fin dall'inizio. Quindi chi temeva una "privatizzazione selvaggia" non era informato. L'uso dell'isola sarà pubblico».
Lei ha detto che ci vorranno circa 20 milioni per ristrutturare e rendere fruibile l'isola...
«Almeno 20 milioni. Secondo me si va più vicini ai 40».
Lei li ha questi soldi?
«Certo, sono tutte risorse nostre».
Ma 513mila euro non è un prezzo basso per un'isola? Ci si compra a malapena un appartamento di 70 metri alla Giudecca...
«È il Demanio che ha indetto un'asta a base zero. Per me è giusto così, perché il vero prezzo dell'isola è quanto poi si andrà a spendere per recuperarla. La concessione dura 99 anni, poi il bene può tornare pubblico. Certo, è tanto tempo, ma poi lo Stato si trova un'isola recuperata e valorizzata».
Tolga una curiosità. Ma perché lei ha offerto proprio 513mila euro
«Abbiamo fatto una valutazione di circa mezzo milione. I 13mila euro li ho aggiunti perché il 13 è il mio numero fortunato...».
Il Demanio ora ha due strade: o rigetta la sua offerta perché non la ritiene congrua, o la accetta ma a quel punto il Comune farà valere il diritto di prelazione, come ha detto il sindaco. Come la vede?
«Sono sereno. Nel primo caso il Demanio dovrà dire perché non ritiene congrua l'offerta, visto che lui stesso aveva fissato la base d'asta a zero. Io il progetto ce l'ho e offro tutte le garanzie. Se invece il Comune farà valere il diritto di prelazione, dovrà anche spiegare, al di là dei 513mila euro per l'acquisto, come e dove reperire i 20 milioni di base per la ristrutturazione e il recupero dell'isola. Sul piatto non c'è solo mezzo milione, ma ci sono 20 milioni e mezzo. Se i 513mila euro ci sono subito, per gli altri ci vuole un piano finanziario che rischia di ricadere sulle amministrazioni future».
Che ne pensa del fatto che il Comune dice solo ora di voler esercitare la prelazione, quando inizialmente non aveva inserito Poveglia nell'elenco dei beni del Demanio a cui era interessato?
«Penso che tra un anno ci sono le elezioni, normale che si facciamo certe considerazioni...».
Ma anche lei si è messo in pista per Poveglia in vista di una sua candidatura a sindaco?
«Ma ragioniamo... Le pare che se volessi candidarmi a sindaco farei la figura del "cattivo" contro i "buoni". Sarei un pessimo politico. No grazie, non mi interessa».
Allora perché l'ha fatto?
«Lo ripeto. Perché l'isola restasse a Venezia. Non sono veneziani solo quelli dell'associazione, dove peraltro sono iscritti anche miei amici. Sono veneziano anche io, sebbene sia di Spinea...Il mio progetto è assolutamente aperto. Dico a quelli dell'associazione di partecipare, abbiamo una grande possibilità. Loro non hanno le risorse per garantire la ristrutturazione e la fruizione secondo quanto prevede il regolamento. Evitiamo che tutta questa vicenda diventi la classica storia alla veneziana dove alla fine si blocca tutto».
A proposito di blocco, cosa ne è della Scuola Grande della Misericordia. La ristrutturazione è ferma da tempo, come mai?
«Abbiamo dovuto correre ai ripari dopo che il Comune ci aveva negato la fideiussione per il mutuo. I soldi anche in questo caso li abbiamo messi noi. L'amministrazione poi voleva portare alla Misericordia il Centro di cultura islamico che pare ora si faccia in Pescheria... In ogni caso abbiamo assegnato in via provvisoria i lavori. Presto procederemo all'assegnazione definitiva. Contiamo di aprirla il 1° maggio 2015, per l'inizio dell'Expo».
Data importante, che ne vuole fare?
«Il progetto è sempre quello. Un luogo espositivo, di eccellenza veneziana e metropolitana».
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