Stamina, Delendi fa chiarezza «Dissi sì soltanto alla ricerca»

Giovedì 24 Aprile 2014
UDINE - C'è anche il direttore dell'Azienda ospedaliero universitaria Santa Maria della Misericordia di Udine, Mauro Delendi, tra i venti indagati, neurologi, biologi e medici, raggiunti ieri da un avviso di chiusura delle indagini nell'ambito dell'inchiesta Stamina condotta dalla Procura di Torino.
Nel corposo capo d'imputazione, il pm Raffaele Guariniello contesta a 18 dei 20 indagati l'ipotesi di reato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Accusa che pende sul capo oltre che di Davide Vannoni, presidente della Stamina Foundation e padre del metodo, anche di quello che è considerato il suo braccio destro, Marino Andolina, chirurgo ora in pensione ed ex coordinatore del Dipartimento trapianti all'Irccs di Trieste. L'accusa contesta la partecipazione all'associazione anche a Mauro Delendi, che tra il 2007 e il 2010 è stato direttore generale dell'Irccs Burlo Garofolo di Trieste. Già interrogato su delega della Procura torinese, assistito dal suo avvocato Riccardo Seibold, spiega che la vicenda ruota attorno a «una convenzione fatta con Stamina, da luglio a dicembre 2009, per esclusivo scopo di ricerca». «Questo accordo, che Andolina aveva fortemente sostenuto, sembrava una prospettiva interessante. Era a esclusivo scopo di ricerca, non per trattamento terapeutico - ribadisce -. La convenzione è stata sospesa nel momento in cui è stato notificato un avviso per l'avvio del procedimento della Procura di Torino per terapie che Andolina avrebbe fatto al Burlo, su un paziente adulto». Delendi tiene a precisare che sia lui sia i suoi collaboratori non sapevano nulla. Solo dopo l'avvio dell'indagine è emerso «che Andolina avrebbe fatto questi trattamenti, anche su altre persone. Li avrebbe fatti di sabato e domenica, su pazienti adulti, per quanto ne so io, che non erano ricoverati. Non erano registrati nemmeno sui record ambulatoriali. Era una cosa che evidentemente nessuno poteva sapere né aveva mai autorizzato».
E non appena lo ha scoperto, oltre a sospendere la convenzione, Delendi ha «revocato l'incarico professionale ad Andolina». L'ex direttore del Burlo, che sostiene di non aver «mai visto né conosciuto» Vannoni e gli altri indagati, si stupisce del suo coinvolgimento penale. «Mi sembra un paradosso che io, che sono quello che più di tutti ha contrastato l'operato di Andolina, finisca in questa situazione. Non sono stato inerte, ho fatto tutto quello che mi sembrava utile - conclude -. Ora attendiamo gli sviluppi del procedimento».
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