Referendum su internet per il Parlamento friulano

Mercoledì 17 Settembre 2014
«Indipendenza non vuol dire isolamento. Vogliamo valorizzare il Friuli e renderlo parte attiva del sistema: il processo di italianizzazione del territorio ha indebolito il potenziale del nostro territorio»: è così che spiegano le loro intenzioni i componenti del movimento indipendentista ResPubliche furlane.
Nato nel maggio 2013, il gruppo ha accolto adesioni attraverso i social network: l'idea è partita da Adriano Biason, esperto informatico e ingegnere industriale; racconta che a lui è stato insegnato di essere italiano ma, in realtà, sente di avere un'altra identità. Con lui ci sono anche Marco Serafin e Gian Carlo Cesarin: entrambi insistono sul fattore identità, cui criteri si basano sulla lingua, sugli usi e sulla storia del territorio, criteri utilizzati in Catalogna, in Scozia e applicabili in molti Paesi europei.
In particolare Cesarin, 23 anni, racconta: «Io avevo deciso di entrare nella Marina militare: dopo un anno in Liguria mi sono reso conto che quello non era il mio posto, non mi apparteneva. Far parte della Marina italiana si opponeva alla mia identità friulana». Il movimento ha indetto, per tutto il mese di ottobre, un referendum digitale in cui i cittadini friulani avranno la possibilità di scegliere i rappresentanti del Parlamento friulano che ResPubliche furlane vorrebbe istituire. Il Parlamento, infine, avrebbe il compito di votare le proposte elaborate da delle commissioni pubbliche (modello Islanda), gruppi in cui ogni cittadino può avanzare richieste, idee e progetti. Secondo i promotori, in questa prima fase il Parlamento friulano sarebbe istituito sotto forma di associazione libera, in quanto a livello giuridico in Italia non è prevista la possibilità di formare organi legislativi indipendenti. «Se nel lungo termine il Parlamento friulano riceverà il 90% di consensi da parte della cittadinanza regionale, lo Stato e di conseguenza l'Onu dovranno prendere atto di tale situazione».
Il movimento rischia facilmente di essere tacciato come estremista o di essere paragonato al gruppo indipendentista veneto, ma i componenti non temono queste eventualità. Biason e Cesarin spiegano che «alla base di ResPubliche furlane c'è una ragione identitaria, mentre dietro al gruppo veneto si nasconde più la sofferenza economica decisa dalla crisi degli ultimi anni».
ResPubliche furlane è un movimento autofinanziato e, ci tengono a dire, non si tratta di un partito: ci sono, tra i componenti, anche persone tesserate in altri movimenti politici presenti sul territorio. Biason racconta: «Alcuni componenti iscritti a Lega Nord ci hanno detto di aver ricevuto alcune pressioni - sostiene Biason -, in quanto l'adesione al nostro gruppo, secondo il partito, si opponeva alla politica del Carroccio. In ogni caso nessuno si è fatto intimidire, poiché credono fermamente alla causa di ResPubliche furlane».
L'indipendenza friulana comporterebbe, a detta del gruppo, una tassazione meno pesante e uno Stato all'avanguardia che, di conseguenza, attirerebbe molti investitori esteri. Un Friuli indipendente, d'altro canto, richiederebbe una ricostruzione totale dell'impianto economico e burocratico: dalla moneta al sistema bancario, dai servizi pubblici fino agli istituti previdenziali, ResPubliche furlane dovrà affrontare anche questo fondamentale aspetto per delineare pragmaticamente il progetto indipendentista.
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