Le famiglie proteggono i maschi

Venerdì 27 Marzo 2015
UDINE - Un atto di violenza sulle donne ogni tre giorni in Friuli, che registra tali brutalità «in ogni livello sociale, senza esclusione di fasce d'età e, sfatiamo gli stereotipi, con uguale frequenza tra locali e immigrati». E le famiglie che proteggono molto spesso i maschi colpevoli di tali condotte.
È il quadro drammatico che hanno dato ieri l'assessore alle Pari opportunità della Provincia, Elisa Asia Battaglia, e Maria Bruna Pustetto, presidente dell'Associazione culturale Tina (acronimo di Troviamo insieme nuovi approdi) in occasione della presentazione del volume «Il male che mi fai. Quando la violenza sulle donne diventa cronaca».
Un progetto che ora è diventato libro da portare tra i ragazzi delle scuole superiori e da sfogliare (anche on line sul sito web dell'associazione e della Provincia di Udine) dopo un certosino lavoro di raccolta delle cronache su femminicidio, violenza sulle donne, bullismo di gruppo e tra minorenni comparse in regione, in Italia e anche all'estero lungo due anni.
«È sconfortante trovarsi nel 2015, in Italia, a dover parlare di un tema come quello della violenza di genere quasi non fossero trascorsi secoli di storia di evoluzione dei diritti umani», ha premesso l'assessore Battaglia, evidenziando il supporto della Provincia per un'iniziativa che vuole «sensibilizzare, parlare, far conoscere, in modo che il dramma della violenza diventi una realtà di cui tutta la collettività deve farsi carico».
Sono oltre 300 gli articoli raccolti, ha ricordato la vice-presidente dell'Associazione Cristina Pozzo, quasi tutti letti durante un evento organizzato lo scorso 25 novembre a Udine in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne e un centinaio di questi raccolti ora nella pubblicazione. «Agli articoli abbiamo tolto data, nomi e riferimenti della testata sulla quale sono stati pubblicati - ha spiegato Pustetto - per motivi di privacy, ma ciò non ha tolto nulla all'impatto drammatico che generano le storie raccontate. Anzi, le vicende emergono ancora più in tutta la loro crudezza, davvero un pugno allo stomaco che interpella tutti». Perché, ha proseguito, è «inoppugnabile» che la violenza sulle donne «riguarda ogni censo, età e luogo. È una dimensione globale», tanto che secondo Pustetto «non si può parlare di fenomeno, poiché l'atteggiamento violento è un dato culturale e dunque è sulla formazione culturale che occorre agire». È «rispetto» la parola «chiave» da rimettere al centro anche del processo educativo delle giovani generazioni, ha sottolineato la vice presidente Pozzo, perché «dove c'è rispetto non c'è violenza. Dovremmo insistere di più su questo concetto, non solo sulla parità di genere». Inoltre, hanno evidenziato all'unisono Provincia e Associazione Tina, «occorre fare di più da parte delle istituzioni perché le donne denuncino i maltrattamenti e siano certe di essere aiutare e supportate». Non da ultimo, «serve un inasprimento delle pene e queste devono essere certe».
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