L'equivoco del mercurio fra quello naturale e il nocivo

Giovedì 30 Ottobre 2014
UDINE - (e.v.) La perimetrazione del Sin, circa 4 mila ettari di area a terra e altri 1.600 di superficie lagunare, compresi i territori balneari, era stata effettuata nel 2002 sulla base di un presunto inquinamento da mercurio, «in assenza di qualsivoglia informazione scientifica», sulla base di un «equivoco scientifico» mantenuto negli anni e basato sulla «confusione concettuale» tra la presenza di solfuro di mercurio minerale (non eco-tossico e diffuso naturalmente nell'Alto Adriatico) e quello tossico derivante dall'attività industriale.
Il presunto inquinamento, in sostanza, sarebbe servito a «mantenere uno stato di emergenza che serviva solo per distribuire il denaro altrove grazie alla connivenza del commissario delegato il quale, lungi dallo svolgere il suo incarico fiduciario per risolvere l'emergenza, aveva funzione puramente politica di interfaccia per ottenere denaro». A danno anche della Regione Fvg, costretta a sostenere parte delle spese della struttura commissariale, cresciuta con una serie di soggetti da stipendiare anche con 30-40 mila euro mensili (per i componenti del comitato tecnico-scientifico) per poche riunioni effettuate nell'arco di due anni. A chiedere chiarezza «su una vicenda che secondo l'accusa non rende onore al Fvg» è il consigliere regionale della Lega Nord Barbara Zilli che annuncia un'interrogazione alla giunta per capire «quali sono i reali coinvolgimenti della Regione rispetto l'impiego di risorse pubbliche e quale l'utilizzo concreto dei fondi pubblici» e conoscere «i risultati conseguiti negli anni dai commissari».