In arrivo la nuova legge Fvg mappa con 17 aggregazioni

Mercoledì 23 Aprile 2014
TRIESTE - Diciassette porta sfortuna? «No, è il giorno in cui è nata mia figlia», scherza Paolo Panontin. Ma è anche il numero di grandi Unioni comunali ipotizzato nella bozza in corso di definizione della legge che dovrà riformare gli Enti locali del Friuli Venezia Giulia.
Un numero del tutto provvisorio - mette le mani avanti l'assessore - anche perché attende la doppia verifica della presidente Debora Serracchiani e della maggioranza di Centrosinistra. Quel ch'è certo è che non si andrà molto lontani da questa "visione" e che la prospettiva di una Trieste metropolitana, magari aggregando Monfalcone e il suo hinterland, non è più da considerare come fumo negli occhi. Come dire che quel compatto voto negativo a suo tempo espresso dal Consiglio regionale potrebbe cambiare direzione di fronte a considerazioni di Realpolitik: i prossimi flussi di finanziamento europei e nazionali. In ogni caso, nella visione regionale, Trieste resterebbe il capoluogo di una Regione unitaria, in altre parole senza lasciare spazi a configurazioni bicefale con la "metropoli" da una parte e il Friuli dall'altra.
Ancora un elemento su Trieste: se sarà questo il suo futuro amministrativo e istituzionale, occorrerà cambiare la proposta di legge costituzionale trasmessa dal Consiglio Fvg al Parlamento per superare le Province? «Dobbiamo verificare l'eventuale conflitto normativo e se del caso intervenire».
Ma torniamo alle Unioni comunali, ragion d'essere della riforma. Si tratta di 50 articoli di legge piuttosto densi per consentire una partenza effettiva delle aggregazioni a tutto campo fin dal gennaio 2015, senza spese per la Regione ma anzi attivando economie di scala grazie all'aggregazione spinta dei servizi.
«Le regole generali sono semplici: una piena partecipazione dei Comuni agli ambiti territoriali per poter fruire al 100% dei trasferimenti di risorse dalla Regione», puntualizza Panontin. Ma in realtà si tratta di un falso problema perché «aggregarsi sarà obbligatorio».
Le norme disciplineranno la riattribuzione di funzioni fra Regione e Comuni anche nella prospettiva del dopo-Province e prima di tutto al fine di «rendere uniformi la qualità e l'accessibilità ai servizi assieme alla sostenibilità della spesa», va avanti l'assessore. La legge è chiamata anche a regolare l'adeguatezza degli organici (ridistribuiti) e delle dotazioni strumentali delle Unioni.
Ma con quali criteri si disegna la mappa degli ambiti? «Continuità territoriale innanzitutto - risponde Panontin - ma anche omogeneità, complementarietà, integrazione delle caratteristiche geografiche, demografiche, di mobilità». E poi «affinità oggettive sotto i profili ambientali, economici, socio-culturali e, non ultimi, infrastrutturali».
Se le regole generali valgono in pianura, la montagna friulana dovrà giocoforza fare eccezione: tutta la Carnia da una parte e Val Canale e Canal del Ferro dall'altra, giù fino a Venzone e probabilmente a Gemona.
Sul dettaglio della "mappa" Panontin sta ancora stretto: «Prima il confronto e la condivisione fra noi - taglia corto - e poi il testo di legge pronto per l'approvazione preliminare in Giunta regionale».
© riproduzione riservata