Filiere e sostegno concreto per rilanciare il made in Friuli

Venerdì 28 Novembre 2014
UDINE - Le imprese friulane cercano forme di collaborazione più efficaci, di filiera e rete, e chiedono più flessibilità nel mondo del lavoro e nel potere dei sindacati, su cui serve un'intesa sia in entrata per favorire le assunzioni a seconda delle necessità produttive, sia in uscita. Servirebbero poi “marchi di filiera”, legati a un Made in Italy che è richiamo fortissimo nella competizione globale, ma anche una riorganizzazione dei finanziamenti, per premiare i progetti più meritevoli, e contemporaneamente andrebbero favoriti l'accorpamento e la riorganizzazione di associazioni ed enti pubblici, con un sostegno concreto e preciso alle imprese.
Sono queste alcune delle considerazioni manifestate nella prima fase di “screening” dalle imprese manifatturiere delle province di Udine e Pordenone, quasi un centinaio di realtà aziendali, coinvolte nel progetto Nuova Manifattura.
Stando ai dati forniti dal Centro Studi Unioncamere Fvg, dal marzo 2009 a oggi le imprese industriali, che sono poco più di 9.500 (sulle 93.500 attive della regione) ma realizzano addirittura il 98,2% di tutto il valore di export Fvg, sono calate del 11,5%, circa quattro punti in più rispetto al calo subito dall'intera economia e pari ad una perdita di oltre mille e 200 imprese. Hanno pesato le chiusure in tanti segmenti: elettrico-elettronico (-19,2% di unità aziendali attive), legno-arredo (-17,7%), mezzi di trasporto (-16,1%) e altri in calo, con in crescita il solo il segmento delle riparazioni e manutenzioni (di oltre il 60%), sempre tra 2009 e oggi. Colpite le province di Udine e Pordenone, che ospitano rispettivamente il 48,3% e il 30,7% delle localizzazioni attive d'impresa manifatturiera.