Danieli, il "nodo" Lussemburgo

Venerdì 27 Febbraio 2015
UDINE - La maxi-inchiesta della Procura di Udine sul Gruppo Danieli di Buttrio, che ipotizza un'evasione e frode fiscale su un totale di circa 281 milioni di euro, per un'imposta evasa di circa 80 milioni, è solo uno dei tanti casi di indagini fiscali su sospette esterovestizioni societarie aperte dalle Procure di tutta Italia per verificare l'effettività delle holding lussemburghesi.
Nel mirino delle toghe italiane sono finite diverse società di rilievo nazionale. E la Procura del capoluogo friulano ha già "attenzionato" altri imprenditori locali di livello, con inchieste apparse anche recentemente sulle pagine di cronaca.
Il "caso Danieli" approderà in aula a maggio, nell'udienza preliminare in cui si discuteranno le accuse di dichiarazione fraudolenta e omessa dichiarazione contestate dal Procuratore facente funzioni Raffaele Tito, a vario titolo, al presidente Gianpietro Benedetti e altri sei dirigenti di Danieli e Abs.
Nel frattempo il colosso siderurgico friulano mantiene uno stretto riserbo vista la delicatezza della vicenda, che investe la più grossa industria del Friuli, società quotata in Borsa, per scongiurare il rischio di riverberi su azionisti e commesse, in corso o in fase di aggiudicazione.
Il contraccolpo fisiologico della notizia sui mercati azionari non si è fatto attendere. Anche ieri il titolo ordinario della Danieli ha chiuso anche ieri la seduta in calo (la notizia dell'inchiesta avviata dalla Procura era stata battuta già l'altro giorno a contrattazioni ancora ampiamente in corso e il titolo della "multinazionale tascabile" dell'impiantistica siderurgica aveva registrato una perdita secca del 3,6%, rientrando tra le peggiori performance del listino Ftse), con perdite pari all'1,84%.
A Piazza Affari l'azione, che in apertura era a 21,35, ha chiuso a 21,30, in recupero comunque sui minimi di giornata (21,12).
La posizione dell'azienda resta la stessa formalizzata nella nota diffusa mercoledì pomeriggio con cui ha respinto ogni addebito, «serena nel ritenere di aver agito nel pieno rispetto delle normative nazionali ed internazionali in materia». E «pronta a dimostrare l'infondatezza di quanto contestato nelle sedi competenti». Il colosso, che controlla oltre 50 società operative in tutto il mondo, con volumi di esportazione superiori all'80% del fatturato e circa 11.000 dipendenti di cui 7.000 presenti nelle sedi estere, ha già rilevato di «essere presente in Lussemburgo dal 1981».