Cuba, vent'anni a Reiver per l'omicidio Burgato

Sabato 20 Dicembre 2014
UDINE - Ora è ufficiale. Reiver Laborde Rico, il cubano di 26 anni accusato insieme alla sorella del duplice efferato omicidio dei coniugi lignanesi Paolo Burgato e Rosetta Sostero, massacrati a coltellate nella loro villetta nella notte tra il 18 e il 19 agosto 2012, deve scontare 20 anni di carcere «in un istituto penitenziario del Ministero dell'Interno» cubano.
Lo si legge, nero su bianco, nella sentenza 270 del 2013 emessa il 5 luglio 2013 dal Tribunale de L'Avana ma trasmessa solo ora in via ufficiale alle autorità giudiziarie italiane. Il provvedimento è stato recapitato giovedì in Procura a Udine. In lingua originale, con allegata traduzione in italiano. A trasmetterlo sul tavolo del sostituto procuratore Claudia Danelon che ha condotto l'inchiesta sul delitto insieme ai Carabinieri del Nucleo investigativo di Udine, il ministero della Giustizia che, a sua volta, ha ricevuto il documento dall'ambasciata italiana a Cuba.
Nelle sei pagine della sentenza, i giudici ripercorrono i momenti salienti del delitto e delle indagini, riportando anche gli esiti cui sono giunti gli investigatori italiani. E arrivano a un giudizio di colpevolezza di Reiver, il cui racconto viene ritenuto comunque più attendibile delle versioni dei fatti fornite nel corso di più interrogatori resi dalla sorella Lisandra, condannata all'ergastolo con sentenza confermata a ottobre anche dalla Corte d'Appello di Trieste.
Sarebbe stata lei a sferrare materialmente le coltellate letali, scrivono i giudici cubani, giungendo a una conclusione analoga a quella già enunciata in aula dal pm Danelon con il supporto degli esiti della blood pattern analisys. Ma ciò nondimeno i giudici hanno etichettato Reiver come «esportatore del crimine, gettando nel lutto una famiglia italiana» e lo hanno ritenuto responsabile del duplice omicidio aggravato.
Reato per cui doveva essere applicata una pena detentiva che «per la sua entità - si legge nei passi della sentenza tradotta quasi integralmente, ad eccezione di alcuni passi dell'originale non leggibili -, non deve considerarsi vendicativa, ma giusta e necessaria per chi, come l'imputato, commette fatti così barbari da renderlo inadeguato a vivere in una società in cui lo Stato si è dato come priorità fondamentale l'educazione dei suoi cittadini ai più alti valori etici e morali».
Di fronte a una richiesta dell'accusa di condanna a 25 anni, i giudici sono arrivati a determinare la pena finale in 20 anni, con detrazione del pre-sofferto e la pena accessoria della perdita dei diritti di elettorato attivo e passivo e di occupare cariche direttive negli organi dell'attività politico-amministrativa dello Stato, in enti economici statali e in organizzazioni sociali e di massa, per la stessa durata della pena principale. La corte lo ha assolto invece dall'accusa di porto delle armi.
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