Crisi, Udine copia Napoli nasce la pizza "in sospeso"

Martedì 31 Marzo 2015
"Qui pizza in sospeso". Il cartello arancione campeggia da qualche giorno in bella vista sulla porta de "Il Capriccio" in via Savorgnana. Una novità made in Friuli che ricalca il tradizionale "caffè sospeso" in voga un tempo (e tuttora) in molti bar napoletani dove più di qualche avventore lascia pagata "'na tazzulella" per chi non può permettersi di sborsare neanche un euro.
E napoletani, anzi, «napoletanissimi» come dice con orgoglio la padrona di casa, Daniela Marotta, sono i gestori del locale di pizza al taglio di via Savorgnana, dove su una parete c'è la sciarpa del club di tifosi partenopei di Udine e sull'altra lo stemma del Regno delle Due Sicilie. «L'idea è venuta a una nostra amica, Francesca Romanucci, originaria di Torre del Greco, che ci ha dato lo spunto di mettere il cartello "pizza in sospeso" - racconta Marotta, 34 anni, assieme al marito Mario Scagliola -. Lei, che vive a Vajont, si dà molto da fare per chi si trova in difficoltà. E il 18 marzo ha pubblicizzato il debutto della nostra iniziativa sul gruppo Facebook "Ti aiutiamo noi filiale di Pordenone". Ma da noi - tiene a precisare - chi aveva bisogno ha sempre trovato un aiuto. Anche prima di gestire un locale, quando mio marito faceva il fabbro e io mi occupavo dei bambini, casa nostra era sempre aperta per chi si trovava in difficoltà». Il sistema è lo stesso del "caffè sospeso": chi vuole lascia pagato un trancio (o quanto desidera), viene battuto lo scontrino, che poi viene attaccato in vista davanti al registratore di cassa. L'iniziativa non è sfuggita a un lettore de "Il Gazzettino", Carlo Zardi, che l'ha subito segnalata («Quanto si potrebbe fare, imparando da chi viene dal vituperato Sud Italia, che invece ha molto da insegnare»), oltre a contribuire in proprio. «Sinora - spiega Marotta, con un sorriso luminoso - ci sono state quattro offerte, sui 2 euro circa ciascuna. La prima a pagare un "trancio in sospeso" (e mostra la foto ndr) è stata una ragazza di Napoli, Rosina, che è sposata da sei mesi. Poi, una coppia, un altro campano, Ferdinando, e un signore friulano. Abbiamo già dato un trancio a un bisognoso, un nomade di 27 anni con tre figli». Vista la proverbiale riservatezza dei friulani, sempre restii a chiedere, «la mia amica ci ha suggerito di andare dal parroco per divulgare questa iniziativa. Le persone che hanno bisogno, infatti, spesso non vengono a chiedere: bisogna creare un circolo virtuoso, sperando che anche altri esercenti seguano il nostro esempio. Anche con la crisi si può sempre trovare il modo di aiutare gli altri: anche se hai solo mezzo chilo di pasta in casa, ci possono mangiare in cinque».
© riproduzione riservata