Cinto e Sappada incagliati al Senato

Giovedì 26 Febbraio 2015
TRIESTE - Brusca frenata per il passaggio amministrativo dei Comuni di Cinto Caomaggiore e Sappada dal Veneto al Fvg.
La volontà popolare, dopo i due referendum nei quali i cittadini si erano espressi a larga maggioranza per il cambio di Regione (65% a Cinto Caomaggiore nel 2006, 95% a Sappada nel 2008) è ferma al palo. L'iter si è infatti arenato in 5. Commissione Bilancio del Senato: il ministero delle Finanze, ha riferito in 5. Commissione il sindaco di Sappada, Manuel Piller Hoffer, affiancato dal primo cittadino di Cinto Caomaggiore Gianluca Falcomer, «deve predisporre una relazione tecnica nella quale stimare se il passaggio comporta per lo Stato una perdita di gettito fiscale».
Sarebbe proprio questo l'inghippo. Per quanto riguarda Cinto Caomaggiore, minoranza friulana, omogeneità del territorio e la volontà di creare un unico Comune con Sesto al Reghena sono i pilastri della proposta di legge depositata a fine aprile 2014 dal deputato friulano Giorgio Zanin di San Vito al Tagliamento con la deputata veneta Sara Moretto di Portogruaro: «Se il Fvg si è sempre dimostrato disponibile - ha detto Falcomer - l'atteggiamento del Veneto ha spaziato dall'indifferenza all'ostilità».
A dicembre dello scorso anno, la Giunta del Fvg ha accolto due ordini del giorno a firma lunga che impegnano la presidente Debora Serracchiani a fare pressing nei confronti di Parlamento e Governo. Ma i due Comuni hanno fatto presente anche la necessità di creare automatismi nella cooperazione interregionale sul fronte delle infrastrutture, sviluppo e tutela del territorio, aiuto alla salute: «Ci si parla solo a fronte di situazioni emergenziali, ma mancano luoghi deputati» è stato rilevato.
Il presidente della Commissione Vincenzo Martines (Pd) ha proposto di scrivere un documento di riproposizione degli impegni già assunti, mentre il presidente del Consiglio regionale Franco Iacop ha posto l'accento sulla necessità di sensibilizzare i rispettivi parlamentari ora che in ballo c'è il futuro del regionalismo.
Elisabetta Batic