«Il pensiero del "dopo"

Venerdì 27 Febbraio 2015
SOCCHIEVE - (d.z.) «Purtroppo ci sono casi in cui assistiamo a questi gesti estremi, situazioni delicate dove entrano in gioco elementi strettamente personali dovuti ad un forte legame affettivo tra le persone e che vanno oltre qualsiasi ammirabile presa in carico dei familiari e dei servizi». Così Miriam Totis, responsabile dei servizi sociali del distretto Carnia dell'Azienda sanitaria 3 ha commentato la tragedia familiare di Dilignidis. «La coppia di anziani - riporta Totis -, pur con la presenza della badante in casa voluta dai figli, era seguita da tantissimo tempo da parte del nostro servizio, la signora usufruiva del fondo per l'autonomia possibile, periodicamente era visitata dall'assistente sociale che ne verificava le condizioni e si accertava del loro stato di salute, così come il servizio infermieristico puntualmente si adoperava per monitoraggi e prelievi. Nonostante tutti questi accorgimenti bisogna fare i conti con quei meccanismi che scattano nella mente delle persone, e lo stesso messaggio ritrovato spiega il perché. Già in passato abbiamo assistito in altri contesti a casi del genere in cui moglie e marito sono molto legati ed in uno o nell'altro matura il pensiero sul "dopo", su come si possa resistere o meno alla perdita del proprio amato». A Dilignidis, tra chi li conosceva c'è sbigottimento, dolore, affetto soprattutto per i figli, «per chi resta e dovrà convivere con il ricordo di questa terribile scoperta». «Persone degnissime, gente di principi, poco espansivi e mai sopra le righe - li ricorda il già sindaco Roberto Fachin, coetaneo del figlio Giuseppe, guardia comunale -. Sapevamo che la signora Vittoria soffriva da tempo e che il marito Pietro aveva avuto nell'ultimo anno dei problemi di salute, ma da quanto abbiamo appreso non ci sono stati mai segnali che si potesse arrivare a questo epilogo. E certamente non si è trattato di un dramma della solitudine o dell'abbandono - riflette ancora Fachin - perché sappiamo quanto amorevolmente il figlio e la nuora li accudivano così come i Servizi sociali. Nell'estrema decisione dell'uomo c'è stata lucidità, non altro».
Socchieve ed i suoi cittadini si erano già risvegliati con un'altra fitta al cuore di questo tipo. Nel maggio 2013 alla famiglia Ghersina, a Lungis, arrivò la notizia del figlio Gabriele, poliziotto a Padova, che tolse la vita alla moglie prima di puntare la pistola contro se stesso.