UDINE - (cdm) Anche in città ha attecchito la formula del "caffè sospeso". E, come ci si poteva aspettare, proprio nel locale gestito da un campano Doc, Michele Comentale, 52 anni, originario di Castellammare di Stabia, che «da inizio anno» ha adottato nel Bar Dante di via Vittorio Veneto questo "rito". «Un uso diffusissimo a Napoli, ma anche a Castellammare. In Friuli no, perché secondo me non è consono alle abitudini dei friulani. Mi spiego: mentre per fare solidarietà il friulano non si tira indietro, se si trova in difficoltà, fa fatica a chiedere. Si vergogna. Piuttosto che chiedere, rinuncia». Così Michele si spiega come mai «sinora saranno stati una trentina i caffè offerti, ma a chiedere di consumarli saranno stati in cinque o sei. Se fossi stato a Napoli, non avrei avuto il tempo di mettere gli scontrini delle tazzine offerte sotto la scritta "caffè sospeso", che sarebbero subito state bevute». C'è chi, spiega, «lascia con regolarità il suo "caffè sospeso". Il primo ad usufruirne è stato un signore di mezza età, vestito in modo dignitoso. Ma c'è anche un ragazzo, un senzatetto, che ormai viene e mi chiede: "Posso avere un caffè?". Anche in tempo di crisi, è una cosa che si può fare: non è un caffè in più o in meno che può fare la differenza per noi esercenti, che ci troviamo a combattere con costi esorbitanti. Purtroppo manca il volume di clientela».
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