«Faremo da portavoce per spingere il pubblico ad aprire i suoi archivi»

Giovedì 2 Ottobre 2014
(cdm) Per dare una svolta al settore digitale in Friuli, bisogna che il "pubblico" apra i suoi archivi per permettere alle imprese della "app economy" di creare servizi nuovi. «Dopo la legge sugli open data le amministrazioni pubbliche - dice il presidente del Ditedi Mario Pezzetta - devono rendere disponibili i dati non sensibili in formato aperto. Su quella massa di dati le microaziende del digitale possono sviluppare applicativi nuovi». Ma, per ora, «siamo molto indietro», nota. «Il pubblico è pieno di dati ma non li sta mescolando. Li ha tutti chiusi in silos». Ora il Ditedi punta a fare "massa critica". «Riuniremo le aziende e faremo da portavoce raccogliendo le richieste di tutti. Inviteremo le amministrazioni pubbliche a mettere a disposizione i dati nel rispetto della legge», conclude Pezzetta. «L'idea è quella di aggregare un discreto numero di aziende e proporsi come interlocutore unico con la Regione. Le aziende che ruotano intorno al distretto, di solito, sono piccole, non superano i 10 addetti e quasi mai superano 2,5 milioni di fatturato. Aggregarle può essere la chiave di volta. Qualcosa sarà messo in piedi per fine anno», gli fa eco il project manager Puksic. «Il portale su open data ha iniziato ad essere utilizzato, ma bisogna che entri a regime: parlarne facilita il cambiamento». Secondo il docente Vito Roberto il "pubblico", poi, potrebbe credere di più nei software "open source", gratuiti, che nascono in ambito universitario. «L'unico costo sarebbe quello di prendere una persona competente che sviluppi il software a partire dalla sua configurazione».