Sorelle con il fischietto Zaina in campo domani

Venerdì 6 Marzo 2015
TREVISO - Arbitro donna, e fin qui passi, ma anche marocchina e con il velo. Apriti cielo. E per una società maschilista, come quella del calcio, i termini "poco appropriati" ("razzisti" secondo il giudice sportivo), nei confronti della giovane arbitro donna, non sono mancati. A dirigere la partita Union QdP-Team Biancorossi, del torneo Esordienti della Figc di Treviso (ragazzi nati nel 2002), giocata sabato scorso a Col San Martino, c'era Karima Aknioui (alla sua seconda esperienza), 21 anni, residente a Sernaglia, arbitro da poche settimane, uscita dall'ultimo corso della sezione di Castelfranco. E con lei al corso c'era anche la sorella 18enne Zaina, che domani dirigerà a Nervesa la partita Nervesa-Montebelluna. Categoria Esordienti, naturalmente, che è quella assegnata a tutti i nuovi fischetti, che nelle prime uscite sono sempre accompagnati da un "tutor".
Sabato Karima era con Manuel Pisan, ex arbitro e dirigente della sezione di Castelfranco. Solo che Karima, nativa del Marocco come sua sorella, ha arbitrato con il velo e pantaloni lunghi, come previsto da quest'anno dal regolamento dell'Aia e della Figc. «Quello che è accaduto è un fatto negativo, che non aiuta i giovani arbitri alle prime esperienze sui campi di gioco. Certo che la ragazza ovviamente è rimasta disgustata e dispiaciuta» afferma Giambattista Pivato, presidente della sezione arbitri di Castelfranco. «Per fortuna - prosegue il presidente - come accade per tutti i nuovi arbitri c'era il tutor e questo è stato fondamentale: è stato di sostegno alla ragazza, ha coinvolto i dirigenti e ha fatto cessare gli insulti, ma anche lui si è preso una buona dose di improperi».
Ma è così difficile accettare l'arbitro, straniero, o donna soprattutto? «C'è una carenza di cultura sportiva in senso generale» afferma Giuliano Vendramin, montebellunese, presidente del comitato Veneto degli arbitri, anche lui della sezione di Castelfranco, la stessa di Karima Aknioui. «E le società devono fare la loro parte, aiutare questi giovani arbitri, poiché in queste categorie stanno imparando, sono alle prime esperienze come del resto i giocatori». Prosegue Vendramin: «Alcuni tifosi partono con la voglia di insultare, per questo bisogna cambiare registro. Il tutor presente sabato è intervenuto per far cessare le intemperanze da parte del pubblico, ma avrebbero dovuto farlo prima i dirigenti».
Mic. Mir.

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