Si aggiungono 20 somali: subito dirottati a Ponzano

Martedì 7 Luglio 2015
La dogana e la permanenza della sessantina di profughi che vi sono ospitati diventano il pretesto per un violentissimo braccio di ferro tra Prefettura e Comune. A Ca' Sugana sono categorici: il grande capannone attrezzato a centro di accoglienza è una soluzione temporanea. Anzi: entro oggi la Prefettura dovrebbe trovare qualcosa di alternativo e liberare gli spazi. E per rafforzare il concetto, il vicesindaco Roberto Grigoletto tira fuori il testo della convenzione in cui è messo nero su bianco che la dogana può essere utilizzata per ospitare i profughi solo dal 3 al 7 luglio, quindi fino a oggi: «Dopo tale data -precisa- i rappresentanti del Ministero dell'Interno sul territorio ci hanno assicurato l'individuazione di un soluzione definitiva. L'area di viale della Serenissima è sempre stata inadeguata». «Dal palazzo della Prefettura le dichiarazioni sono però di tenore del tutto diverso: «Se non possiamo più tenere i profughi alla Dogana, saremmo costretti a riaprire la stazione. Non ci sono alternative. Il flusso di arrivi è continuo. Meglio quindi lasciarli lì». E Abdallah Khezraji, presidente del circolo Hilal che in questi giorni si sta occupando dell'assistenza, è della stessa idea: «La Dogana non è il massimo, ma basterebbe attrezzarla un pochino per renderla più vivibile. Resta però un'ottima soluzione».
A rendere la situazione ancora più complicata sono stati i 20 somali, per lo più donne, alcune anche incinte, arrivati ieri alle 5 del mattino e dirottati nella parrocchia di Paderno di Ponzano da don Aldo Danieli che già ha dovuto riaccogliere i 21 spediti giovedì scorso a Castelfranco. Un arrivo imprevisto che ha stravolto i piani. A Paderno infatti ci sarebbero dovuti andare proprio una buona parte dei ragazzi ora ospitati alla Dogana. La Prefettura comunque non vuole mollare così il capannone di San Giuseppe. Ha finalmente trovato un posto dove organizzare la primissima accoglienza in attesa di soluzioni più definitive. Sul tavolo del Prefetto ci sono le trattative per ottenere alcuni appartamenti messi a disposizione da privati e, sopratutto, l'ipotesi di utilizzare una grande struttura situata fuori comune. Ma per formalizzare il tutto ci vorrà tempo. E la Dogana, nell'attesa, è indispensabile. A Ca' Sugana sono disposti ad attendere qualche giorno in più, ma il messaggio è chiaro: «Che nessuno si sogni di far diventare quel capannone un centro di accoglienza permanente».
La tensione rimane così altissima. E in più, proprio ieri, è scoppiata la grana Croce Rossa. I volontari, chiamati nei giorni scorsi dalla Prefettura a prestare assistenza ai profughi trevigiani, non si sono presentati perché "sollevati" dal loro incarico dalla stessa Prefettura: «Quando abbiamo appreso la notizia siamo restati sorpresi e allibiti -sottolinea Grigoletto- il Comune infatti davanti a questa emergenza ha fatto più di quanto fosse possibile, individuando velocemente una soluzione, pulendo in due ore il locale, allestendo dei moduli doccia, reperendo un generatore di energia elettrica e i bagni chimici. Tutti interventi non di nostra competenza. Spetta alla Prefettura intervenire per rendere accogliente l'ambiente».(((caliap)))

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